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Da: Ufficio Stampa
IL CORPO DELLA SPOSA, regia di Michela Occhipinti giovedì 16 maggio ore 21.00 – versione originale sottotitolata in italiano. Al termine incontro con la regista Michela Occhipinti.

Giovedì 16 maggio alle ore 21.00 al Cinema Boldini verrà proiettato in versione originale con sottotitoli in italiano IL CORPO DELLA SPOSA di Michela Occhipinti, il film che racconta il rito del gavage.

SINOSSI: Verida, una ragazza della Mauritania, viene svegliata dalla mamma una mattina con una comunicazione speciale: è stato trovato il suo futuro marito, e ora inizia la pratica del gavage, secondo cui una futura sposa deve ingrassare decine di chili prima del ‘sì’ per soddisfare i criteri estetici degli uomini del luogo. Sottoposta a una dieta ferrea di dieci pasti al giorno, Verida subisce in silenzio l’influenza della madre e il volere di un uomo che non ha scelto. Nel frattempo, il ragazzo taciturno che viene a casa a pesarla è l’unico che le regala un sorriso.

RECENSIONE: Il film è ambientato in Mauritania, un paese islamico dell’Africa nord-occidentale, devastato dalla povertà e dal sottosviluppo. Gli spettatori seguiranno la storia di Verida (Verida Beitta Ahmed Deiche), una ragazza di classe media in procinto di sposarsi tramite un matrimonio combinato e, come da tradizione del luogo, costretta a sottoporsi ad un ingrassamento forzato di venti chili per poter raggiungere gli standard di bellezza desiderati dal marito.
Nel corso dei tre mesi che precedono la data del matrimonio, Verida sarà sempre più combattuta interiormente e le sue fragili certezze verranno ulteriormente scosse dall’entrata in scena di un uomo, Sidi (Sidi Mohamed Chighaly), il quale la visita periodicamente per monitorare il suo peso portando con sé una bilancia ed è genuinamente interessato ad intessere una relazione con la ragazza. È molto apprezzabile lo stile quasi documentaristico della fotografia: a tratti i contorni tra finzione e realtà si confondono, favorendo la credibilità dei personaggi e delle loro vicende.
La regista ha cercato non solo di raccontare la storia di Verida, ma anche di restituire al pubblico le immagini di un paese e di una società lontanissimi dal nostro occidente quotidiano: ad esempio, vedremo la camera soffermarsi rapidamente sui dettagli dei prodotti di bellezza in vendita nella bottega della nonna, della preparazione del cuscus, dei tagli di carne di dubbia qualità venduti sul bancone di un macellaio locale e delle strade caotiche e polverose di una nazione allo sbando. L’odissea di oppressione esperita da Verida è sostenuta da una solida interpretazione dell’attrice protagonista.
Per questo film, la Occhipinti ha optato per un cast di soli non professionisti e diretto il loro lavoro in scena con molta cura e realismo. Il personaggio di Verida, inoltre, subisce un’evoluzione non scontata ma, con gradualità ed attraverso piccoli atti di ribellione nei confronti della madre, cerca di riaffermare il possesso del suo corpo, della sua vita e della sua libertà. La sequenza finale del film e, in particolare, la sua scena conclusiva rappresentano (efficacemente ed in maniera metaforica) il compiuto processo di riappropriazione della ragazza. Saggiamente, si è evitato di scadere nel mostrare i personaggi impegnati in discorsi di emancipazione universali e troppo retorici, già visti moltissime volte al cinema ed in altri media.
Si tratta sicuramente di una scelta che premia il film sul piano artistico e rafforza l’impatto del suo messaggio finale. Nel complesso, il lungometraggio di fiction di debutto della Occhipinti è un film pregevole, che si contraddistingue per l’ottima recitazione, un’ambientazione credibile e ben rappresentata ed una sceneggiatura interessante nella sua semplicità e linearità, scritta dalla regista in coppia con Simona Coppini (Tumaranké, SanBa).
Davide Abbatescianni. cineuropa.org.

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Arci Ferrara



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