Ciclo di conferenze dedicato alla mostra “Stati d’animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni”
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Da organizzatori
Palazzo dei Diamanti presenta una nuova proposta culturale invitando autorevoli nomi del mondo scientifico, musicale e letterario a parlare di stati d’animo, in occasione della mostra omonima aperta fino al 10 giugno.
Gli stati d’animo della fin de siècle sono al centro di un ciclo di conferenze che approfondiscono, da punti di vista differenti, l’interesse che al passaggio tra Ottocento e Novecento spinge scienziati, letterati e musicisti ad esplorare i labirinti del cuore, in sintonia con il percorso degli artisti.
Prosegue il viaggio nell’immaginario degli anni inquieti ed esaltanti, parallelamente alla mostra Stati d’animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni, con tre focus nel mese di aprile che si addentreranno nelle relazioni tra scienza e arte, per voce del neuroscienziato cognitivo Vittorio Gallese, tra gli scopritori dei neuroni specchio e delle basi fisiologiche dell’empatia, per poi immergersi nella musica degli stati d’animo, con la conferenza-concerto di Giovanni Bietti compositore e divulgatore musicale, celebre autore della trasmissione radiofonica di Rai Radio 3 “Lezioni di musica”, e infine gettare uno sguardo alla letteratura del profondo con l’intervento di Marco Bazzocchi, uno dei massimi esperti in ambito italiano tra Otto e Novecento nelle sue connessioni con i fenomeni artistici
Giovedì 5 aprile, ore 17.00
Sala Estense
Empatia ed esperienza estetica. Una prospettiva neuro scientifica
Vittorio Gallese
Negli ultimi decenni le neuroscienze hanno manifestato un crescente interesse nei confronti dell’arte e dell’estetica. La ricerca in quest’ambito è volta a studiare il sistema cervello-corpo per comprendere in cosa consista l’esperienza estetica degli oggetti che oggi denominiamo ‘artistici’. La nozione di ‘estetica’ è declinata secondo la sua originale etimologia: aisthesis, cioè percezione del mondo attraverso il corpo. I risultati delle ricerche suggeriscono che il nostro rapporto empatico con le immagini ha una forte base corporea, perché il corpo ne è lo strumento principale di ricezione. Queste recenti acquisizioni consentono di affrontare i temi dell’arte e dell’estetica da una prospettiva nuova che indaga insieme le risposte del cervello e del corpo, mettendo in luce le componenti ‘invisibili’ indotte dal visibile.
Vittorio Gallese è Professore Ordinario di Psicobiologia presso il Dip. di Medicina e Chirurgia, Unità di Neuroscienze, dell’Università di Parma, Professor in Experimental Aesthetics all’Institute of Philosophy della School of Advanced Study della University of London, Adjunct Senior Research Scholar al Dept. of Art History and Archeology, Columbia University, New York, USA e Einstein Fellow alla School of Mind & Brain della Humboldt University di Berlino. È coordinatore del Dottorato di Ricerca in Neuroscienze e Direttore della Scuola Dottorale di Medicina e Chirurgia dell’Università di Parma. Neuroscienziato, tra i suoi contributi principali vi è la scoperta assieme ai colleghi di Parma dei neuroni specchio, e l’elaborazione di un modello neuroscientifico dell’intersoggettività, la Teoria della Simulazione Incarnata. La sua produzione scientifica è attestata da oltre 230 pubblicazioni internazionali, dalla pubblicazione di due libri in qualità di autore e di tre libri in qualità di curatore. Ha vinto il Premio Grawemeyer per la Psicologia per l’anno 2007, ha ricevuto la Laurea Honoris Causa dall’Università Cattolica di Lovanio, Belgio nel 2010, l’Arnold Pfeffer Prize for Neuropsychoanalysis a New York nel 2010 e il Premio Musatti della Societa Italiana di Psicoanalisi nel 2014.
Giovedì 12 aprile, ore 17.00
Sala Estense
Musica degli affetti, musica dei sentimenti, musica degli stati d’animo
Giovanni Bietti
Una delle caratteristiche più forti e specifiche della musica occidentale, a partire almeno dal secondo Cinquecento, è sempre stata considerata la capacità di penetrare e rivelare le emozioni, le sensazioni, l’interiorità, di rendere eloquente ed espressivo ciò che con le parole non si riesce a dire, «dar voce al silenzio», come scrive Wagner. Ma l’esplorazione della sfera intima prende, nel corso dei secoli, nomi differenti: nell’epoca barocca si parla di “affetti”, alla fine del Settecento e per gran parte dell’Ottocento di «sentimenti», mentre alla fine del secolo si affaccia l’idea dello “stato d’animo”, spesso mutevole, irrequieto e in continua trasformazione. E a queste diverse definizioni corrispondono, naturalmente, poetiche e tecniche musicali profondamente differenti tra loro.
La conferenza, condotta anche con un gran numero di esempi al pianoforte, prenderà in esame questi aspetti del linguaggio musicale, seguendo le loro trasformazioni attraverso le epoche.
Giovanni Bietti è compositore, pianista e musicologo ed è considerato uno dei migliori divulgatori musicali italiani. È una delle più note voci radiofoniche delle “Lezioni di musica” (seguitissima trasmissione settimanale di Rai-RadioTre), e ha pubblicato libri dedicati a Mozart (Laterza, 2015), a Beethoven (Laterza, 2013) e al Sinfonismo Viennese (Edizioni Estemporanee, 2012). Il suo ultimo libro, Lo spartito del mondo (Laterza, 2018), è dedicato alla multiculturalità, alla capacità della musica di far dialogare tra loro culture diverse: un argomento molto attuale, e non solo in ambito artistico.
Tiene regolarmente Lezioni-Concerto, direttamente al pianoforte, presso molti dei più prestigiosi Enti italiani: Teatro alla Scala, Teatro La Fenice, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Regio di Torino, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Bellini di Catania, Festival Mito-Settembre Musica di Torino e Milano, Bologna Festival, Teatro Lirico di Cagliari, Ravello Festival, Teatro Regio di Parma, Sferisterio di Macerata, Teatro delle Muse di Ancona, Teatro Valli di Reggio Emilia, Festivaletteratura e Orchestra da Camera di Mantova, Orchestra Sinfonica Siciliana.
Lunedì 16 aprile, ore 17.00
Sala Estense
Arte, letteratura e indagine nel profondo alle soglie della modernità
Marco Bazzocchi
Mito, sogno e malinconia. Il mito, come ripresa di una unità dell’uomo con il cosmo, la malinconia, come nuova condizione della modernità che si espande dall’interiorità femminile a quella maschile, il sogno, come condizione specifica della nuova analisi psichica di primo Novecento.
Il percorso partirà da Malombra di Fogazzaro e da Fosca di Tarchetti per arrivare al Fuoco di d’Annunzio, con riferimenti anche alla cultura francese, in particolare a Proust.
Marco Bazzocchi, critico letterario e saggista, è docente di Letteratura italiana contemporanea e Letteratura del Romanticismo nella Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Bologna, Presidente del Corso di laurea in lettere e Delegato alle iniziative culturali di Ateneo. È stato visiting professor presso l’Université de Montréal e ha partecipato a un progetto di scambio Italia-Marocco sotto la Direzione del MAE.
Tra le sue pubblicazioni, uscite anche in Francia e in Spagna, si segnalano gli studi sull’opera poetica e letteraria di Giovanni Pascoli, Giacomo Leopardi e Pier Paolo Pasolini. I suoi interessi preponderanti sono volti ad approfondire le interconnessioni tra la letteratura italiana contemporanea, antropologia e arti visive. Da questi interessi sono scaturite mostre e testi critici, dagli interventi sullo scultore Adolfo Wildt a quelli sul Liberty.
È membro rappresentante della Regione Emilia-Romagna dell’Accademia Pascoliana di S. Mauro, socio dell’Accademia dei Filopatridi di Savignano e Direttore scientifico della Casa Rossa di A. Panzini del Comune di Bellaria. Fa parte del comitato direttivo della rivista internazionale “Studi pasoliniani” ed è direttore della “Rivista pascoliana”.
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