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Da: Cia Ferrara

CIA FERRARA: preoccupazione per produzione e prezzi del frumento duro
Tengono nel ferrarese i frumenti teneri, ma i cali produttivi del duro sfiorano il 50% in meno.
Male anche le prime quotazioni che non vanno oltre i 18 euro al quintale
FERRARA, 11 luglio 2019 – Aziende agricole in difficoltà per i cali produttivi generalizzati dovuti
all’andamento climatico che non ha risparmiato neanche i cereali, in particolare il frumento duro. Cia –
Agricoltori Italiani Ferrara lancia l’allarme per un’annata disastrosa per gli agricoltori, che riusciranno a
stento a ottenere un reddito, indipendentemente dal tipo di coltura sulla quale hanno investito.
L’associazione ha fatto il punto con il suo Gie (Gruppo Interesse Economico) Cereali e Capa Cologna, una
delle principali cooperative del territorio, per capire in dettaglio la situazione e le prospettive della
cerealicoltura ferrarese.
“I frumenti teneri precoci – spiega Marco Leonardi, tecnico di Capa Cologna – hanno avuto delle discrete
performance produttive. In generale, varietà come Rebelde e Bologna, i “grani di forza” hanno prodotto
circa 70 q/ha, ma ci sono state punte di 80-85 per rossi come il Bandera. Discreta anche la qualità, con
livelli proteici oltre il 13-14 punti e pesi specifici appena inferiori o attorno agli 80. Sono andati peggio i
frumenti tardivi, che hanno maggiormente subito le anomalie climatiche, in particolare le basse
temperature di maggio seguite da quelle roventi di giugno. Le varietà più diffuse nel Basso ferrarese, i
“biscottieri” come Bagou e Bisanzio, hanno prodotto appena 60-65 q/ha e hanno avuto problemi di qualità.
In particolare abbiamo rilevato la presenza del DON, una micotossina prodotta da alcune specie di
Fusarium. Per questo motivo stiamo analizzando tutte le partite di frumento per capire quanto è diffuso il
fenomeno, che però crediamo rimanga a livelli contenuti. Il vero problema di questa annata cerealicola –
continua Leonardi – è il grano duro, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Parliamo di una
media generale di appena 50q/ha – negli anni scorsi era sopra i 70 – e di cali produttivi che in alcuni areali
sfiorano il 50%. Molti problemi anche di fusariosi e di volpatura, un’alterazione cromatica provocata da
alcuni micromiceti che colora la cariosside di bruno-rosso e rende difficoltosa la pastificazione”.
Ai diversi problemi produttivi si aggiungono quelli legati alle quotazioni, come sottolinea Federico Biasio
del Gie Cereali.
“Avevamo previsto – spiega il produttore di Marrara – un andamento produttivo difficile, perché la stagione
non è stata favorevole alla corretta vegetazione dei frumenti tardivi e del duro. Ma per gli agricoltori,
soprattutto quelli con aziende medio-grandi a vocazione seminativa, queste quotazioni al “ribasso” sono
un vero disastro. Se il duro è quotato come il tenero – le prime quotazione sfiorano appena i 18 euro al
quintale – non conviene davvero più investire, anche perché è molto suscettibile alle malattie fungine,
richiede maggiori attenzioni e trattamenti e dovrebbe, come accadeva in passato, essere quotato di più.
Vediamo come andrà il mercato, che per fortuna è appena all’inizio e potrà risentire della situazione di altri
paesi produttori. Ma al momento la situazione è molto preoccupante”.

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