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Cia Ferrara: la siccità è ormai uno “stato di calamità” permanente

Articolo pubblicato il 25 Gennaio 2019, Scritto da CIA FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


Da: Ufficio stampa e comunicazione Cia – Agricoltori Italiani Ferrara

Fiumi e falde a secco. A rischio la capacità irrigua della prossima primavera-estate

FERRARA – “Non piove in maniera consistente da diversi mesi, il livello del fiume Po è ampiamente sotto
lo zero idrometrico e manca la neve sul nostro Appennino. In poche parole siamo in una situazione di
grave siccità, perché è in inverno che, come sappiamo, si fa scorta e si riempiono le falde. Si raccoglie,
insomma, per il periodo successivo che richiederà una grande capacità irrigua. La siccità ormai non è più
un’emergenza, ma uno “stato di calamità” permanente per le aziende agricole” – spiega Stefano
Calderoni, presidente provinciale di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara.
Secondo i tecnici dell’associazione, che stanno monitorando attentamente la situazione delle principali
colture, se non arriveranno piogge consistenti, le aziende agricole rischieranno di non riuscire a irrigare
in maniera capillare la prossima primavera-estate, stagioni che peraltro negli ultimi anni, sempre a causa
di quello che è il nostro “nuovo clima”, sono state calde e siccitose.
“Le previsioni di Arpae – continua Calderoni – che ha applicato i modelli climatici globali alla nostra
Regione, indicano che le temperature medie sono destinate ad aumentare ancora, in quale misura
dipenderà da quanto gli Stati si impegneranno per diminuire le emissioni di anidride carbonica
nell’atmosfera. E attualmente il loro impegno apparare alquanto modesto e frammentario. Inoltre,
appare ormai una tendenza certa il concentrarsi delle precipitazioni in alcuni periodi, in particolare in
autunno, seguiti da mesi senza precipitazioni. E il futuro non sembra roseo: si stima che nel periodo
2021-2050 il trend di crescita delle temperature diventerà stabile e porterà ondate di calore diurne e
notti tropicali, alternate a eventi di pioggia estremi. Modelli che parlano della necessità profonda di
cambiamento.
In questo sistema, le risorse idriche sono talmente preziose che rappresentano, ormai, uno dei fattori di
maggior incidenza sull’andamento colturale e reddituale delle aziende. Non soddisfare le necessità irrigue
di mais, soia e produzioni ortofrutticole d’eccellenza può provocare danni inestimabili. Cosa fare?
Innanzitutto vorrei che si uscisse, una volta per tutte, dalla logica dell’emergenza climatica, un termine
che mi sembra utilizzato in senso troppo fatalistico, come se non si potesse fare nulla per intervenire. E
in questo modo si sta alla finestra, o si dichiara lo stato di calamità chiedendo un risarcimento che,
seppur fondamentale, non risolve un problema che è ormai strutturale. Dobbiamo scendere a patti con
questo clima – conclude il presidente Cia – lavorando per non farci più sorprendere e chiedendo che
vengano realizzate le opere idrauliche a lungo promesse – penso alla mai realizzata creazione di bacini
idrici nel Delta del Po, che garantirebbe acqua dolce per irrigare i campi. E dobbiamo chiedere che la
ricerca scientifica pubblica possa lavorare su piante ibride più resistenti, che possano affrontare meglio la
siccità o l’eccesso di pioggia. Queste sono le nostre armi per continuare a fare agricoltura, nonostante il
cambiamento climatico.”

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani