LA LETTERA
Chi ha paura dell’obiezione di coscienza? La risposta del Movimento Nonviolento
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da Daniele Lugli
Conosco Patrizio, la sua serietà, il suo impegno, la sua generosità.
Quello che dimentica nella difesa, senza se e senza ma, dell’obiezione di coscienza anche dei ginecologi – che mi trova concorde – è il dolore e le difficoltà delle donne che ricorrono all’interruzione di gravidanza, secondo una previsione di legge.
Il 70% dei ginecologi operanti in strutture pubbliche si dichiara obiettore. Anche il 100% in alcune regioni. Da ciò ha solo vantaggi, scaricando su una minoranza di colleghi, e sulle donne soprattutto, ogni carico. Anche il Consiglio d’Europa ha censurato questa situazione.
E’ una condizione ben particolare, che Patrizio sa non essere di alcuna forma di obiezione. Di quale attività equivalente, sostitutiva, non abortiva, in favore delle donne si dovrebbero fare carico, a dimostrazione anche della genuinità della loro obiezione? Il servizio civile non armato si accompagnava all’obiezione di coscienza al servizio militare, come Patrizio ben ricorda.
Mi piacerebbe credere che 7 medici su 10, particolarmente vicini alle donne, siano per la difesa della vita a partire dal feto e che lo restino in ogni aspetto, contro la guerra e la violenza. Non me ne sono mai accorto.
Mi pare che Felletti e Baraldi si preoccupino di garantire l’effettività di diritti previsti dalle leggi, il che può ottenersi senza costringere coscienze. Le espressioni che usano possono essere criticate da Patrizio, anche lasciando stare il proconsole Massimiliano e la sua obiezione, “Non possum militare. Christianus sum”, dalla quale nessun vantaggio, ma il martirio, gli è derivato.
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