Da: Ufficio Stampa Cgil Ferrara
Le dichiarazioni dell’amministrazione comunale di Ferrara sulla possibilità che Ravalle ospiti 30-35 richiedenti asilo non riescono ad andare oltre slogan abusati: “ci troviamo a gestire un’eredità passata”, come dire è colpa di chi ci ha preceduto.
In realtà gli spostamenti sul territorio degli ultimi mesi (a partire da Consandolo) sono il frutto del dimezzamento delle risorse destinate ai Centri di Accoglienza definito dal Governo giallo-verde, con Salvini Ministro degli Interni, che ha determinato una parziale riassegnazione dei posti ed ha reso insostenibile il modello di accoglienza diffusa (sistemazioni destinate a piccoli gruppi e diffuse nel territorio), a parole – evidentemente solo a parole – sostenuto da tutti.
Si pensa davvero che la strada da percorrere sia quella dell’accoglienza diffusa, perseguita fino a qualche mese fa?
Allora coerentemente ci si adoperi perché venga modificato a livello nazionale il capitolato, prevedendo le risorse necessarie per sostenere l’accoglienza diffusa, per erogare sevizi rivolti all’integrazione (insegnamento della lingua italiana, formazione professionale, accompagnamento all’inserimento sociale o lavorativo, mediazione culturale, supporto psicologico…tutti servizi scomparsi dal capitolato, che ha ridotto l’accoglienza a una fornitura di vitto e alloggio), e magari per garantire posti di lavoro e il rispetto dei contratti di lavoro degli operatori. Magari vincolando le risorse all’adozione di questo modello in tutto il Paese, per evitare speculazioni.
Si pensa davvero che i Comuni devono poter avere voce in capitolo ed essere protagonisti della gestione dell’accoglienza?
Allora si chieda di abrogare il decreto sicurezza, che ha cancellato il sistema SPRAR, vale a dire il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo gestito dagli Enti Locali, riservandolo a chi ha già ottenuto il riconoscimento, che aveva dato i risultati migliori, l’unico che metteva gli amministratori nelle condizioni di poter gestire, poter fare scelte, poter inserire questi servizi nella propria progettualità per il territorio. E poi aderire al sistema, o meglio ancora rendere l’adesione dei Comuni obbligatoria (solo 3 comuni vi aderivano in provincia di Ferrara).
Fare altro (ovvero auspicare un’accoglienza diffusa ma applaudire al dimezzamento delle risorse che rende sostenibili solo strutture di maggiori dimensioni, presentarsi come vittime in balia di disposizioni prefettizie ma al tempo stesso sostenere il decreto sicurezza che ha eliminato le alternative) è demagogia, e con la demagogia non si amministra, almeno non nell’interesse della comunità.
Ma non sono solo il decreto sicurezza e il dimezzamento delle risorse l’eredità leghista in materia di immigrazione: l’altra eredità è la legge Bossi-Fini, che ancora oggi regola la materia, una legge che rende impossibile a chi cerca lavoro entrare in maniera legale nel nostro paese e che per questo genera illegalità e sfruttamento, a favore di sistemi criminali che – quelli sì – tolgono ossigeno e risorse al paese.
Finchè non si andrà oltre demagogia e retorica continueremo ad assistere a sterili polemiche che riescono a far risultare come un problema la presenza di 714 donne, uomini, bambini su un territorio di 350.000 abitanti.
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