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Da: Ufficio Stampa Comune di Ferrara

“E’ dal mio punto di vista inconcepibile che Barbara Paron , come presidente della Provincia, si permetta uno sgarbo istituzionale così marcato solo perché incapace di accettare che i cittadini hanno scelto la Lega e non il suo partito per guidare Ferrara. Il gesto di lasciare la piazza per non ascoltare le parole del vicesindaco che faceva oggi le mie veci è una evidente mancanza di rispetto, per la democrazia e per le istituzioni che proprio oggi sono state celebrate”. Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, interviene a commento di quanto accaduto questa mattina durante le celebrazioni per la Festa delle Forze armate. “E’ inutile riempirsi la bocca di belle parole sui principi civili, sulla coesione e sull’inclusione se poi non si è nemmeno capaci di rispettare e di ascoltare chi la pensa politicamente in modo diverso dal proprio – aggiunge – soprattutto in un’occasione come quella di oggi nella quale peraltro nessuno avrebbe dovuto indossare i panni della politica, ma ognuno dedicarsi attivamente a rafforzare il senso di inclusione e di unità nazionale”.

E Fabbri conclude: “Spero che la presidente si ravveda e dimostri con i fatti ai cittadini che cosa significa la civile con azioni di apertura istituzionale che pongano fine a questa insulsa guerriglia che va a scapito esclusivamente dei ferraresi. Quella di oggi è una dimostrazione di rancoroso e inutile risentimento di cui dovrebbe chiedere scusa”.

Di seguito il discorso celebrativo per la giornata delle Forze Armate.

Commemorare la giornata del 4 novembre significa dedicare la giusta attenzione a un momento che ha segnato la nostra storia e che, oggi, a distanza di tanti anni serve a mantenere viva la coscienza collettiva delle nostre radici e della nostra identità, necessaria per guardare al futuro con la giusta fiducia e consapevolezza. La Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate è forse l’unica festa nazionale che ripercorre tutte le tappe recenti della nostra Patria: l’età liberale e la monarchia, gli anni bui tra le due guerre e la Repubblica, il regime e il risveglio democratico italiano.
Il 4 novembre, quindi, non solo rappresenta una tappa fondamentale nella storia della nostra Nazione, in quanto sancisce il compimento dell’Unità Nazionale, ma decreta anche la Festa delle Forze Armate e di tutto il popolo italiano. Era il lontano 1919 l’anno in cui le celebrazioni ebbero luogo per la prima volta. Esattamente un anno prima, il 4 novembre 1918, era terminata la Grande Guerra, una guerra di trincea, a cui tutta l’Italia e anche Ferrara sacrificarono migliaia di giovani vite.
5.389 furono i soldati ferraresi che perirono al fronte, fra cui molti diciassettenni chiamati alle armi dopo la rotta di Caporetto, quelli che oggi ricordiamo come i ragazzi del ’99. Un’intera generazione di giovani ferraresi costretti lontano dalle loro case, dalle loro famiglie e dal loro lavoro. Loro in trincea a combattere e morire e a casa le donne, i bambini, gli anziani a sostenere il lavoro nei campi, nelle fabbriche, negli uffici. Lo stravolgimento portato dalla guerra mutò profondamente anche la società civile nelle sue abitudini e tradizioni e segnò un cambiamento nel ruolo della città all’interno dello scenario nazionale. Le donne ferraresi furono chiamate ad affiancare e in molti casi a sostituire gli uomini in una vasta gamma di occupazioni a cui prima non avevano mai avuto accesso. Lavorarono come braccianti agricole, cuoche, telegrafiste, dattilografe, operaie, mentre molte di loro diedero un apporto fondamentale come crocerossine.
Ferrara, durante la Prima Guerra Mondiale, ebbe un ruolo di grande rilievo per attività legate all’aeroscalo della Regia Marina che aveva sede nella nostra città. In Italia esistevano, infatti, solo due aeroscali e quello ferrarese divenne la base principale dei dirigibili da bombardamento del Regio Esercito. La nostra città, inoltre, nel periodo della guerra divenne un centro di sperimentazione della medicina militare Presso Villa Seminario, che oggi ospita la Città del Ragazzo, venne fondato, nel 1916, dal neurologo Gaetano Boschi, il primo ospedale militare per malati colpiti da nevrosi dovuta alla guerra. Gli studi del luminare, assolutamente innovativi, diedero, negli anni successivi, un importante contributo agli sviluppi della neuropsichiatria applicata e presso questo ospedale vennero ospitati, fra gli altri, gli artisti Giorgio De Chirico e Carlo Carrà. Da ricordare anche la notevole partecipazione al conflitto dei cittadini ferraresi di religione ebraica, dei quali molti partirono volontari. Per gli ebrei partecipare al conflitto mondiale significò sancire definitivamente la propria appartenenza alla compagine nazionale, completare il processo d’integrazione iniziato cinquant’anni prima con la chiusura dei ghetti ed esercitare il diritto-dovere conquistato di essere “uguali fra gli uguali”.
E se la Grande Guerra fu un tragico stillicidio di giovani vite la Seconda Guerra Mondiale non fu certo meno drammatica per il nostro Paese e per la nostra città.
Durante il secondo conflitto circa 5.400 in totale furono i caduti solo a Ferrara, secondo le stime più contenute. Persero la vita 3.732 soldati, 1.071 vittime civili perite sotto i bombardamenti e i deportati, mentre i partigiani ferraresi caduti furono circa 205. Ferrara uscì, come l’Italia intera, da quegli anni distrutta e spossata. Soltanto la grande forza dei nostri uomini e delle nostre donne riuscirà nel dopoguerra a ricostruire e far ripartire la nostra comunità.
Anche per loro è importante onorare il 4 novembre, un giorno che, spesso, si tende drammaticamente a dimenticare. Dobbiamo fermarci a ricordare rispettosamente i nostri caduti, capire il significato profondo di quanto è accaduto, non disperdere il nostro orgoglio di essere italiani.
E nello stesso tempo riflettere sul senso della guerra, sempre ingiusta, sempre dolorosa, sempre crudele, sempre disumana, sempre sbagliata, sempre evitabile.
E proprio per evitarla, per tenerne lontani gli orrori e le atrocità ognuno di noi deve fare la propria parte, contribuire a nutrire la società di sentimenti civici. Per sentirci un Paese.
Come fanno gli uomini e le donne delle nostre Forze Armate che, ogni giorno, si impegnano per difendere dal pericolo le nostre vite, tutelando il diritto alla libertà e alla pace. Ringrazio le Forze Armate per il contributo di dignità e lo spirito di sacrificio che dedicano quotidianamente alla Patria, sul suolo italiano e nel resto del mondo, dove le persone in cerca di protezione reclamano il loro aiuto.
E mi auguro che la giornata che ricorda l’Unità Nazionale possa essere anche da stimolo per una concreta Unità Europea, capace di valorizzare e mantenere vive identità e cultura di ogni Nazione.
Proprio da Ferrara parte l’iniziativa del Concorso Nazionale della Fondazione PREMIO GIOVANNI GRILLO, nata per ricordare l’esempio di Giovanni Grillo, aviere presso la Regia Aeronautica nel 1938 e di uomini che scelsero il sacrificio contro il totalitarismo. Un concorso dedicato ai giovani, al quale possono partecipare tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado dell’intero territorio nazionale, con la presentazione di opere originali, ispirate alla Costituzione dell’Unione Europea, ispirate al principio che, come ci ricorda il Presidente Mattarella, il dialogo tra gli Stati è la base di ogni civile convivenza.
Ringrazio il Prefetto di Ferrara, il Generale di Divisione Aerea e comandante del COA, le Associazioni d’Arma e tutte le cittadine e cittadini ferraresi qui presenti oggi.
Viva le forze armate, viva l’Unità nazionale, viva l’Italia!

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