IL CASO
Casa Zaniboni, la controversia sui danni del sisma arriva in Regione
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Si apre qualche spiraglio nella vicenda che angoscia la famiglia Zaniboni. Innanzitutto sono slittati dal 31 dicembre al 31 marzo i termini per ottenere il riconoscimento del diritto al rimborso per la loro casa danneggiata dal sisma del 2012 [leggi il nostro articolo]. Inizialmente l’abitazione fu dichiarata inagibile dai tecnici del Comune di Vigarano, con conseguente ordinanza di sgombro e riconoscimento del sussidio per un alloggio sostitutivo. Ma nell’estate scorsa, a distanza di tre anni, l’immobile è stato riconosciuto agibile e riclassificato da categoria E (quella che definisce il più alto indice di rischio) ad A, che viceversa certifica l’assenza di qualsiasi danno senza che nel frattempo nessun intervento sia stato realizzato.
A seguito di questa recente ordinanza si è aperto un aspro contenzioso fra la famiglia Zaniboni e l’Amministrazione comunale, dal quale emerge una posizione particolarmente arroccata del sindaco Barbara Paron [leggi l’intervista], inchiodata all’ultima posizione assunta e indifferente alle numerose attestazioni prodotte dai proprietari, che confutano le asserzioni del comune e attestano viceversa danni ingenti e lesioni che pregiudicano la stabilità e dunque l’abitabilità della loro casa [leggi l’intervento dei proprietari]. Fra le tante, particolarmente autorevole appare la doviziosa perizia giurata di oltre 70 pagine prodotta dell’architetto Stefano Gatti, stimato professionista che opera oltretutto come consulente del Tribunale di Perugia: a suo parere il danno è incontestabile e richiede una classificazione E, quella peraltro inizialmente stimata anche dal Comune di Vigarano e dai tecnici della Protezione civile.
In queste settimane Andrea Zaniboni e la moglie Gloria hanno avuto contatti, fra gli altri, con il Prefetto di Ferrara e il Difensore civico regionale che hanno cercato di favorire una mediazione per ora senza esito, a quanto risulta, stante l’indisponibilità del sindaco di Vigarano a riconsiderare la pratica. Ieri mattina anche il presidente della Provincia Tiziano Tagliani ha ricevuto la famiglia Zaniboni assicurando il proprio interessamento. Si sono inoltre attivati i vigili del fuoco e il comandante della Polizia municipale di Vigarano, proponendo un arbitrato inappellabile da affidare a parte terza, che la famiglia Zaniboni sarebbe pronta ad accettare.
Si fatica a comprendere la posizione di chiusura a riccio assunta dal sindaco. E mentre i coniugi Zaniboni si apprestano a presentare appello al Consiglio di Stato per tutelare i loro diritti, Angela Poltronieri, sindaco di Mirabello, in veste di Presidente dell’Unione Comuni dell’Alto ferrarese, pur con garbo ed eleganza, manifesta il proprio rincrescimento per la situazione di contrapposizione che si è venuta a determinare e auspica una ripresa del dialogo fra le parti. “Ho incontrato la famiglia Zaniboni, mi hanno spiegato la situazione e comprendo il loro sconforto. Non posso entrare nel merito della vicenda perché non ho gli elementi e i ruolo per farlo, ma credo che cittadini e amministratori debbano sempre cercare un sereno confronto perché ciò di cui si discute non sono questioni di natura personale, ma diritti che devono essere riconosciuti e tutelati in quanto tali. La vicenda è decisamente anomale, non sono a conoscenza di casi del genere. Al di là di tutto la famiglia Zaniboni tre anni fa non ha lasciato la casa per propria volontà ma perché un’ordinanza del Comune glielo ha imposto. Hanno quindi subito due traumi: quello del sisma e quello dell’abbandono forzato della loro abitazione. Di questo credo si debba tenere conto. A distanza di tre anni dal terremoto, per chi non ha competenze tecniche, è difficile comprendere in base a quali criteri una perizia che certificava uno stato di inagibilità al livello più grave sia stata oggi totalmente sconfessata, peraltro dallo stesso ente che l’aveva certificata. Credo che al di là dei personalismi il livello della discussione vada riportato alle evidenze tecniche. Per questo ho interessato i funzionari regionali preposti al controllo affinché possano esprimere una loro valutazione di merito”.
In attesa che ciò avvenga i coniugi Zaniboni ribadiscono con fermezza la loro posizione: “Questa vicenda pesa molto sulla nostra serenità e ci amareggia pensare che sarebbe bastato un po’ di buon senso per evitare questo calvario. Ma tutto ciò che chiediamo è solo ed esclusivamente il riconoscimento dei nostri diritti e di ciò che ci è dovuto secondo un principio di giustizia. Lo chiediamo per noi e per i nostri figli, perché possano constatare che nella nostra comunità questi valori ai quali li educhiamo e per i quali ci impegniamo possono davvero trovare una concreta applicazione”.
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Sergio Gessi
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