“Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione” Henry Ford, imprenditore statunitense.
Dopo il caos, dopo il crac, dovrebbe tornare la quiete, la risoluzione. Oggi la fiducia dei cittadini ferraresi, dei risparmiatori, dei cosiddetti ‘azzerati’ è ai minimi storici. Il sentimento comune nei confronti del sistema bancario e nelle contromisure adottate dalla Banca d’Italia è di scetticismo e diffidenza. Dopo 178 anni di storia bancaria il rapporto Carife-cliente ha registrato una crepa profonda, che deve essere risanata nel nome di una ferraresità che da sempre ha caratterizzato il legame tra il cittadino e l’istituto di credito d’appartenenza.
Partendo dal concetto che l’austerità – in materia di politica economica – è una delle prime cause della decrescita (già dal 2008 alcuni segnali volgevano in tal senso), le banche, in particolare quelle statunitensi, europee ed italiane, denunciavano un cambiamento del mercato, la crisi dei ‘subprime’ e la grande depressione. In controtendenza rispetto agli altri paesi, l’Italia non ha impiegato interventi statali allo scopo di mettere in sicurezza le banche, un primo passo verso l’oblio finanziario.
Una delle contromisure più conosciute è quella entrata in vigore nel nostro paese a partire dal 1 gennaio 2016, il cosiddetto Bail In, consiste nel salvataggio della banca attraverso i soldi degli azionisti in primis, obbligazionisti e correntisti, escludendo quei clienti con conti deposito inferiori a 100.000 euro (protetti dal Fondo Garanzia Depositi).
Ma questo è solo uno degli aspetti denunciati dai gruppi di protesta, ai quali da ieri in città si aggiunge anche il Gruppo risparmiatori associati di Alberto Dolcetti e Ubaldo Ferretti. Le polemiche si diramano verso l’attribuzione delle responsabilità gestionali e politiche nei confronti di Carife stessa, denunciando prestiti provinciali ed extra-provinciali (Milano) mal gestiti e ingiustificati, la mancata supervisione da parte della Banca d’Italia è una nota dolente comune degli ultimi casi bancari italiani. Un insieme di concause che hanno aperto il famigerato vaso di Pandora, generando una perdita di appetibilità della banca, un fuggifuggi generale dei conti di deposito, allarmismo del mercato finanziario.
In seguito alle inchieste – ascrivibili alla Gdf di Ferrara – e alle analisi dei comitati di alleanza, è emerso che il territorio stesso ha subito un danno notevole, un approccio costruttivo è stato identificato nell’opportunità di unire sotto la stessa causa – quella ferrarese – amministratori comunali, partiti locali, azzerati e gruppi di protesta con l’obiettivo di porre la questione nelle sedi governative opportune.
Tutelare la salvezza delle banche equivale a tutelare la salvezza dei cittadini, regolamentarle e commissionarle potrebbe essere una soluzione soddisfacente per il futuro. Gli organi bancari di competenza devono tornare protagonisti nella tutela dei diritti del risparmiatore, un’assistenza funzionale è requisito fondamentale per instaurare un rapporto di fiducia tra banca e cliente.
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Mattia Rizzati
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