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Ferrara film corto festival

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Oggi infatti Caporetto è in Slovenia e si chiama Kobarid. Perché allora sono morti tanti soldati italiani a Caporetto? E’ scivoloso e ingannevole il discorso sui confini nazionali ed è bene tenerne conto anche quando si ragiona sui “confini dell’Ucraina” per cui si combatte una guerra terribile.
Avete studiato a scuola la “disfatta di Caporetto”?
Nel 1917 vi fu una delle più pesanti sconfitte italiane della prima guerra mondiale, con conseguente rovinosa ritirata.
Alla fine della guerra l’Italia tuttavia l’occupò nuovamente nel 1918. Il “censimento etnico” italiano del 1921 riportava che, tra i 6224 abitanti di allora, 98 erano italiani. 

Praticamente sono morti migliaia di soldati italiani (si pensi solo alla disfatta di Caporetto) per una località dove gli “italiani” erano meno del 2 per cento.

Ma D’Annunzio scriveva: “Dio segnò i confini dell’Italia”.

Dopo la seconda guerra mondiale il Dio di D’Annunzio si era già dimenticato dei “sacri confini”: Caporetto è oggi in Slovenia. E si chiama Kobarid.

Su un totale di 4472 abitanti, 4237 sono sloveni, 33 macedoni, 24 serbi, 23 serbo-croati, 18 croati, 10 albanesi e 9 bosniaci (1). Nessun italiano. Solo lo 0,2% conosce la lingua italiana.

E’ bene saperlo che i confini sono qualcosa di scivoloso e ingannevole, riflettiamoci quando si mandano oggi armi per difendere i “sacri confini” dell’Ucraina.

Le informazioni qui utilizzate sono tratte da https://it.wikipedia.org/wiki/Caporetto

Articolo pubblicato su peacelink

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ALESSANDRO MARESCOTTI

Sono nato nel 1958. Laureato in Filosofia nel 1980, subito dopo mi sono avvicinato al mondo dei personal computer. Nel 1991 sono stato fra i fondatori di PeaceLink. Insegno Lettere a Taranto in una scuola media superiore. Collaboro con la dottoressa Chiara Castellani (www.kimbau.org). Mi interesso dell’inquinamento a Taranto e in particolare di diossina.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani


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