Capire il colore giusto delle note: quattro chiacchiere con il fonico Federico Viola
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Con l’avvento delle tecnologie audio digitali, supportate dall’enorme sviluppo del settore informatico dell’ultimo ventennio, la registrazione in buona qualità dei propri brani sta diventando sempre più alla portata di tutti. Mentre non molti decenni fa tutto il lavoro di mixaggio veniva fatto su nastro e i fonici specializzati erano gli unici alchimisti di quest’arte oscura ai più, oggi diverse “garage band” sono in grado di registrare la propria musica e, con un click, di condividerla con il resto del mondo tramite youtube, facebook o qualsiasi altro social network o canale di condivisione online. Certo la comodità offerta dai computers è innegabile, ma un lavoro fatto in un garage rimane pur sempre distante da ciò che è in grado di offrire un professionista, e un buon processore, pur essendo nel tempo divenuto fondamentale, non è che una parte della strumentazione occorrente per fare dei buoni lavori in studio.
Lungo Via Mantova, uscendo da Ferrara e andando verso Porotto, si incrocia a un certo punto sulla sinistra una di quelle strade che, se non le si cercano, non possono che passare inosservate. Sterrata e piena di buche, costeggiata da qualche casa e roulotte, questa termina di fronte a uno degli studi di registrazione più noti per le band locali ferraresi: l’Animal House Studio, dove ho avuto il piacere di conoscere qualche anno fa e reincontrare in occasione dell’intervista il fonico e proprietario Federico Viola.
“Qui è dove è nato tutto – mi racconta Viola dopo i saluti di circostanza, mostrandomi alcuni nuovi pannelli insonorizzanti – In questo luogo, da dieci anni a questa parte, passano band praticamente ogni giorno. Uno dei miei primi lavori è stato per il gruppo Luci della Centrale Elettrica. Qui ritrovo anche la mia energia e la mia tranquillità, e questo si trasmette anche a chi viene a suonare. Penso che l’Animal House Studio sia un luogo dove si riesce, senza inibizioni, a buttare fuori quello che si ha dentro”.
Tu sei un fonico ‘della nuova generazione’, ossia uno di quelli che sin dall’inizio della propria carriera ha lavorato registrando e mixando direttamente in digitale. Senti come una mancanza il fatto di non aver mai lavorato in analogico, ‘a nastro’?
Adesso è tutto più facile: lavorare col nastro dava sicuramente risultati migliori, anche se con più difficoltà, il suono era più caldo e personale. Ci voleva però più tempo per portare a termine il lavoro e i costi erano molto più elevati. Oggi si possono fare le stesse cose con una velocità 10 volte superiore e le tecniche di registrazione digitale hanno raggiunto una fedeltà e una nitidezza davvero insperabili fino a pochi anni fa. In un certo senso mi dispiace di non aver mai lavorato a nastro, ma più per un fatto di curiosità personale che non di risultato.
Nell’ultimo ventennio le tecniche di mixaggio sono state completamente rivoluzionate, come si è modificato il tuo lavoro da quando hai cominciato?
Oggi come oggi, per chi fa il mio lavoro c’è la continua necessità di aggiornare software e hardware. I nuovi programmi sono molto pesanti e di conseguenza bisogna avere un computer in grado di reggerli. La grande novità degli ultimi anni è che sono comparse sul mercato emulazioni di qualsiasi strumento sinfonico e orchestrale di altissima qualità, perciò, con un po’ di conoscenze informatiche e musicali, si riesce a creare da casa una vera e propria band virtuale senza bisogno di strumentisti. Anche in passato esistevano emulatori destinati a queste funzioni, ma la qualità che abbiamo oggi non è paragonabile: anche con un orecchio esperto è ormai difficile distinguere il vero strumento da quello emulato e questo spinge tanti piccoli artisti a sperimentare le proprie idee direttamente con il proprio computer a casa.
Con lo sviluppo della tecnologia informatica dell’ultimo periodo, anche i costi per ottenere lavori di buona qualità sono diminuiti. Quanto costa, all’incirca, mettere in piedi uno studio di registrazione privato?
Da qualche tempo a questa parte la Cina e il Giappone stanno mettendo sul mercato delle riproduzioni di microfoni molto professionali. Anche se non sono uguali in termini di resa, il rapporto qualità/prezzo è molto alto e si riesce quindi ad avere del buon materiale a un prezzo conveniente. Anche per quanto riguarda l’hardware e il software, se non si ha necessità di avere a disposizione il top, ce la si può fare a prezzi contenuti. In generale dai 5000€ è già possibile riuscire a ottenere dei risultati professionali.
A Ferrara e dintorni purtroppo si suona sempre meno dal vivo, per quanto riguarda la registrazione in studio, negli ultimi anni c’è stata una diminuzione della domanda?
Secondo me ultimamente abbiamo avuto una diminuzione, non tanto dovuta al fatto che si suoni sempre meno dal vivo, quanto alla facilità con cui oggi è possibile registrarsi in casa. A Ferrara ci sono tantissime band, alcune molto brave, che cercano sempre più nuove vie per la diffusione della propria musica e, a quanto pare, internet risponde a quest’esigenza. Youtube e i diversi social network sono in grado di rendere gratuitamente disponibile musica in tutto il mondo, bypassando i costi della Siae. Economicamente poi è molto più conveniente registrarsi in casa per quanto riguarda le prime demo, si tratta di prospettive molto diverse da quelle che si avevano vent’anni fa: si suona meno dal vivo e si registra molto di più, mentre l’aiuto di un fonico professionista è richiesto per la registrazione quando si decide di fare il salto di qualità e non da subito come era inevitabile fino a qualche tempo fa.
Sia per quanto riguarda il live che le registrazioni da studio, il fonico ha un’importanza fondamentale nel ‘colorare la musica’ per cui lavora, quanto senti i tuoi lavori ‘tuoi’ nel senso artistico del termine?
Anche involontariamente, spesso capita di dare un proprio ‘marchio’ o ‘un colore’ caratteristico al brano a cui si sta lavorando. Soprattutto quando il gruppo è già formato e i pezzi girano, l’impronta lasciata dal fonico può essere determinante. Si tratta di un lavoro delicato: se si sbaglia o se si è troppo incisivi, si rischia di rovinare tutto, mentre il vero obiettivo è quello di valorizzare ciò che ha fatto la band rimanendo comunque dietro le quinte. Non è una cosa banale, è ciò che fa la differenza fra un lavoro amatoriale e uno professionale, si tratta quindi di ciò che rende il fonico professionista sia ancora determinante in uno studio di registrazione.
Grazie per la piacevole chiacchierata, ci vediamo presto!
Grazie a te, alla prossima!
da “Un fiume di Musica”, rivista musicale indipendente e autogestita dagli studenti della Scuola di Musica Moderna Amf di Ferrara.
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Fulvio Gandini
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