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27 Maggio 2019

Capaci, ventisette anni fa

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Ci sono immagini che non smettono mai di provocarci un’emozione, sia essa positiva o negativa.
Non sbiadiscono con il tempo, che non riesce a posare nessuna patina di assuefazione sugli eventi raffigurati.
Un chiaro esempio di questo, per quanto mi riguarda, è la foto che ritrae l’autostrada sventrata da 500 chili di tritolo, azionati a distanza, per uccidere il giudice Falcone.
Nell’esplosione morirono insieme a lui la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
E’ una foto che pur raffigurando qualcosa di terribile, come la morte di persone innocenti ed un’apparente vittoria di chi vorrebbe costruire un mondo irretito nella paura e nel malaffare, trasmette un forte messaggio di fiducia e di speranza nei valori di giustizia ed onestà che più si tenta di schiacciare e più sprigionano la propria potenza contagiosa.
Coglie l’attimo in cui è stata fermata per sempre la vita di persone coraggiose, perbene, rispettose dello Stato, del prossimo ed oltremodo desiderose di contribuire al miglioramento del proprio paese.
E’ un’immagine che ci restituisce la loro grandezza che si moltiplica per ogni sguardo che si posa su di essa, per ogni persona che si sofferma a riflettere sul suo senso profondo, per ogni volto che non si gira dall’altra parte.

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Federica Mammina



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