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Certo, corrispondere ai bisogni dei cittadini avanzando proposte precise e concrete è il miglior modo di affrontare le elezioni e vincerle. E a ogni lista che si presenta nel campo del centro sinistra dovrebbe essere affiancato un programma scritto e concreto con cui l’elettore possa misurarsi e riconoscersi. Specie in momenti come questi in cui le istanze populiste che dominano la politica italiana, anche nello stile del linguaggio e dell’informazione, parlano alle sensazioni irrazionali, alla rabbia (motivata ma cieca), alla “pancia delle persone”, come si dice, invece che intervenire sulle loro necessità.
Tuttavia, per aggregare e aumentare consensi credo che serva anche una visione, un obiettivo futuro e condiviso di trasformazione e valorizzazione della città. Non un sogno ma un ‘disegno’ certo, di medio periodo, da enunciare, discutere, condividere prima e implementare con la partecipazione di tutti dopo il voto. Per essere più espliciti: nel programma ci dev’essere quello che il Comune farà per i cittadini in caso di vittoria. Nel ‘disegno’ c’è quello che la città (singoli e associazioni e Comune) contribuiranno a realizzare per il futuro della loro comunità.

In questo senso mi permetto di fare un appello alle liste di centro sinistra (tutte) perché ancor prima di decidere il proprio posizionamento elettorale, condividano un percorso strategico di trasformazione e rinnovamento della città. So che i ferraresi, io per primo, sono cauti rispetto ai progetti di cambiamento perché tanti ne hanno sentiti e nessuno è riuscito a far superare in loro la nostalgia della Ferrara di un tempo… Ma ci sono dei temi in cui molti si riconoscono anche per aver contribuito alle migliori stagioni, spesso non coordinate, degli anni passati.
Il mio suggerimento a tutte le liste di centro sinistra è di candidare Ferrara a “Capitale nazionale della cultura”. Capitale nazionale, perché da quel che mi risulta la prossima capitale europea è disponibile per l’Italia solo nel 2033. Capitale della cultura perché lo siamo stati davvero nel passato e potremmo ben meritarci questo riconoscimento per il futuro (dopo Ravenna e Mantova). Basta ricordare la riqualificazione urbana degli anni 80, le grandi mostre dei decenni successivi, gli spettacoli teatrali d’avanguardia internazionale e i concerti e le opere di Claudio Abbado, il progetto del Meis che si sta completando. Ma non solo questo. Anche l’intensa attività di documentazione e ricerca storica e letteraria. I festival e il Palio. E gli eventi molto numerosi che la città realizza ogni anno (spesso senza coordinamento e valorizzazione).
Ci si potrebbe chiedere come mai una città Patrimonio Unesco da qualche decennio e “patrimonio culturale” del Paese da qualche secolo (da Boiardo, Ariosto, Tasso, fino a Bassani, dalla pittura ferrarese del rinascimento fino a Boldini e De Pisis, dal teatro rinascimentale fino ad Antonioni, Sani e Vancini…) nessuno abbia mai formalizzato la richiesta di diventare “Capitale italiana della cultura”. Almeno a mia conoscenza. Tanto più che abbiamo avuto sia un sottosegretario che un ministro al Mibac… ma lasciamo stare. Invece che guardare al passato è più utile pensare a un rilancio futuro di Ferrara come “patrimonio di cultura” per tutti.
Non è solo uno slogan: sarebbe auspicabile che tutte le liste di centrosinistra si unificassero su questo punto. Condividere la proposta non significa burocraticamente avanzare la candidature di Ferrara e aspettare il responso. Al contrario, significa iniziare subito a rimettere in moto le tante energie positive che ci sono in città e coordinare i progetti: tracciare orientamenti e sollecitare la partecipazione.

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Gaetano Sateriale



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