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31 Luglio 2019

Campo nomadi

Tempo di lettura: 5 minuti


Da: Presidente di Ferrara “bene comune”

Il caso via delle bonifiche e viale k. il richiamo alla sussidiarieta’
La vicenda di via delle Bonifiche e di viale K impone una riflessione pacata, lontana da logiche di parte e da strumentalizzazioni.

Dinanzi a situazioni di questo tipo, Ferrara Bene Comune auspica un responsabile cambio di passo; la nuova amministrazione comunale e le realtà associative coinvolte sono chiamate a prendere coscienza di essere strumento per aiutare i singoli e le realtà sociali a costruire risposte adeguate ai loro bisogni. Ciò significa, nel pieno rispetto dei ruoli, ricominciare a perseguire, nei fatti, il bene comune: il bene tuo, il bene nostro, il bene di ognuno. Proprio il livello locale può rappresentare il punto di ripresa di un dialogo che superi gli schemi consueti, in favore di una rinnovata ricerca del bene comune. Il punto di
partenza di ogni seria interlocuzione è il riconoscimento del valore irriducibile della persona; occorre riscoprire che l’altro è un bene, e non un ostacolo da superare per la pienezza del nostro io, tanto in politica quanto nei rapporti umani e sociali. La riflessione che Ferrara Bene Comune propone intende  sottolineare, allo stesso tempo, le esigenze di efficacia dell’esercizio dei poteri pubblici e quelle di rispetto dell’autonomia delle società intermedie, riscoprendo un valore dal sapore antico ma quanto mai necessario: il principio di sussidiarietà.
La vicenda di via delle Bonifiche richiama forte la questione di coniugare il valore di una efficiente disciplina dell’autorità pubblica con quello della libertà e della dignità della persona, anche nelle sue espressioni associative. Il principio di sussidiarietà orizzontale prevede che le Istituzioni devono favorire e sostenere le
iniziative spontanee dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, che non possono intendersi riservate in via esclusiva alle amministrazioni pubbliche. La sussidiarietà rifiuta ogni forma di centralismo e rigetta qualsivoglia ipotesi organizzativa che si fondi sul riconoscimento alla pubblica autorità dell’esclusiva del bene comune. La sussidiarietà è incompatibile con concezioni burocratiche, invasive ed unilaterali dei rapporti tra lo Stato e i cittadini.
La Dottrina Sociale della Chiesa ha, più volte, chiarito i caratteri del principio di sussidiarietà. Prima Leone XIII, con l’enciclica Rerum novarum del 1891, e, poi, Pio XI, con l’enciclica Quadrigesimo anno del 1931,hanno, in particolare, enunciato il principio per cui l’Amministrazione pubblica deve astenersi
dall’intervenire nel disbrigo di questioni che possono essere più efficacemente risolte dagli individui o dalle comunità minori, aiutando “in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle o assorbirle” (lettera enciclica Quadrigesimo anno). Tutti i Pontefici hanno ribadito l’esigenza che l’autorità
statale non superi il limite invalicabile connesso alla necessità di rispettare l’autonomia dei cittadini, singoli o associati, e si limiti a intervenire per regolare solo ciò che non può essere autonomamente gestito da essi, dovendo, al contrario, favorire le iniziative assunte spontaneamente dalle forze sociali e finalizzate a
soddisfare i bisogni della comunità (Benedetto XVI, Deus caritas est, 2005).
2 Il criterio della sussidiarietà è stato recepito come parametro fondamentale anche dal legislatore statale, anche se non dall’origine della Carta costituzionale, ma solo con la riforma del Titolo V del 2001. La valorizzazione del vincolo di vicinanza ai cittadini nell’organizzazione dello Stato rinviene nella Costituzione
italiana un riconoscimento chiarissimo e del tutto coerente con il fondamento logico e filosofico del principio di sussidiarietà. E’ significativa la previsione, all’art.118, quarto comma, del dovere (l’uso del verbo “favorire” all’indicativo presente segnala l’obbligatorietà del comportamento) delle amministrazioni
pubbliche, di tutti i livelli di governo, di favorire “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Si tratta di una enunciazione del tutto coerente con l’elaborazione del principio di sussidiarietà orizzontale da parte della
Dottrina Sociale della Chiesa, a conferma dell’assoluta consonanza della riflessione ecclesiastica con la normativa fondamentale dello Stato nella definizione del più ordinato assetto dei rapporti tra l’autorità pubblica e la società civile.
L’uomo è titolare di diritti di libertà naturali ed incomprimibili. Aldo Moro ammoniva, al riguardo, con una sintesi linguistica mirabile, che “uno Stato non è pienamente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana”. Perché sia conseguito il bene comune non è, tuttavia, sufficiente che l’Amministrazione pubblica, in ossequio al principio di sussidiarietà, favorisca la libera iniziativa privata verso attività di interesse generale e garantisca l’autonomia dei corpi intermedi, ma è necessario che questi ultimi esercitino la libertà in maniera
responsabile e orientata alla realizzazione dei valori che fondano la convivenza. La società civile, le associazioni, il volontariato devono avvertire una corresponsabilità nel perseguimento del bene comune e usare l’autonomia e la libertà, che esigono dallo Stato, per cooperare in maniera attiva, consapevole ed efficace alla promozione della persona e allo sviluppo della comunità. A Ferrara, con le elezioni comunali del maggio scorso, si è aperta una nuova fase, con una diffusa richiesta di cambiamento. Allo stesso tempo appare evidente l’importanza di non isolarsi. Di fronte alle grandi questioni e numerose sfide che Ferrara deve affrontare è una scelta saggia quella di mantenere con il mondo del Terzo settore, così vivo ed attivo in città, un rapporto costruttivo e di rispetto reciproco. La lunga campagna elettorale ha prodotto divergenze, contrapposizioni, forti tensioni; occorre, ora, evitare che le ricadute di questo clima pregiudichino l’impegno e la coesione sociale. Va costantemente tenuto presente che le istituzioni di governo della nostra città sono chiamate ad assicurare un clima che, lungi dalla conflittualità, sia di fattiva collaborazione per poter assumere decisioni sollecite e tempestive.
Ferrara Bene Comune non può non richiamare al rispetto del senso delle istituzioni e ai conseguenti obblighi, limiti e doveri. Il sistema delle relazioni interpersonali è prezioso. Tale criterio rappresenta uno dei cardini della democrazia liberale: questa è un portato della crescita della civiltà della convivenza; a tutela dei singoli individui e delle società nel loro complesso.
Le esigenze di sicurezza, il ripristino di aree di degrado, il rispetto della legalità, da una parte, la tutela della persona, specie in condizioni di precarietà e di disagio, la ricerca di sistemazioni dignitose, rispettose dell’unità familiare e della continuità scolastica, dall’altro, sono aspetti complementari che necessariamente vanno perseguiti insieme.
Le associazioni di volontariato che hanno l’impegnativo compito di far quadrare i conti e di scommettere su un settore vitale per la democrazia hanno titolo a ricevere concreta attenzione da parte delle istituzioni.
Ed è, in fondo, anche questo il bello della nostra democrazia, che non esonera nessuno da responsabilità, tanto meno in questa materia.

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