Campi di sterminio, l’insostenibile negazionismo polacco
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La Polonia torna a far discutere con una nuova proposta di legge, che prevederebbe fino a tre anni di reclusione per tutti coloro che osassero definire “campi polacchi” i lager nazisti o campi di sterminio come Auschwitz, sorti nel territorio polacco durante la seconda guerra mondiale. Ancora una volta la Polonia, con questa nuova legge, tenta di negare le proprie responsabilità del passato. La Polonia, purtroppo, è sempre stata una delle nazioni antisemite d’Europa, e probabilmente per questo Hitler ha scelto di costruirvi la maggior parte dei lager.
Proprio l’anno scorso, nel giugno 2015, la stampa internazionale informava che era stata fissata la data della messa all’asta, per soli 39.000 euro, dell’ex Commandantur, campo di sterminio di Belzec, centro di sterminio nazista secondo solo ad Auschwitz. Addirittura, al Museo di arte moderna di Cracovia, si era svolta la mostra “L’esperienza di Auschwitz”, dove uomini e donne completamente nudi giocavano a nascondino e acchiapparello in una vera camera a gas! (vedi articolo del giugno 2015 su Ferraraitalia a firma Laura Rossi dal titolo “Polonia, ma che fai?”)
Non bisogna dimenticare che gli ebrei polacchi, ai tempi dell’occupazione nazista, erano circa tre milioni. Sono stati ammazzati tutti. I primi carnefici furono i cattolici polacchi.
Nel 1935 divampa nuovamente con forza la campagna antisemita con la partecipazione della stampa cattolica. Tra il 1936 e il 1937 scoppiano i pogrom in tutta la Polonia. Alla vigilia dell’invasione tedesca, l’antisemitismo è diffusissimo e radicato. Quando la Germania invade la Polonia la bombarda anche di propaganda nazista che fomenta i polacchi contro gli ebrei con accuse false e strumentali. Saranno 250.000 gli ebrei massacrati dai loro concittadini polacchi, solo nelle prime tre settimane dell’invasione nazista.
A dimostrazione di questo atroce antisemitismo, nel villaggio di Jedwabne nel 1941 furono bruciati vivi in un granaio 380 ebrei ad opera degli abitanti, istigati dai nazisti. Una lapide all’entrata del villaggio ricorda questo ulteriore massacro.
Non si può permettere alla Polonia di negare le proprie responsabilità!
(Nella foto il Il lager polacco di Majdanek)
Laura Rossi è insegnante e curatrice d’arte. Ha insegnato in vari istituti privati e tenuto corsi d’arte all’Utef (Università Permanente). Come curatrice d’arte ha promosso e presentato numerosissime mostre di pittura e scultura e recensito decine di libri. Ha curato la pagine dell’arte per il gruppo editoriale Lumi dal 2007 al 2012 e sul mensile “Duemila” (informazione culturale del nordest) 2014/2015.
Da circa 10 anni svolge il ruolo di responsabile-curatrice d’arte e di cultura alla Collezione – Museo privato del maestro scultore ferrarese Mario Piva a Ferrara.
E’ responsabile del gruppo Italia e Israele: cultura, arte e società.
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Laura Rossi
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