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La trovi quando ti incammini un po’ fuori piazza Ariostea. I nomi delle strade, ghiaiose e sperdute dietro l’angolo del traffico ordinario, sembrano didascalie. Via delle Vigne, via delle Erbe. Quando cominci a entrarci, non puoi che andare avanti. Ed ecco che ci sei dentro: la campagna in città! Una specie di tunnel nel verde ti fa entrare per incanto in quei “post” favolosi che la gente pubblica su diari, blog e bacheche e che mostrano sentieri avvolti da alberi, fiori e fronde provenienti dai più disparati angoli del mondo. Questo tunnel di alberi, invece, è proprio qui, dietro una piana, tranquilla, asfaltata città padana.

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Alberi in fiore nel sottomura vicino a Terraviva a Ferrara (foto di Aldo Gessi)

A fare un po’ di chiarezza nella strana faccenda, arriva un cartello di legno inciso con una calligrafia libresca. Ai visitatori che, si sa, arriveranno stupiti e magari anche dubbiosi di avere infranto chissà quale magico o privato confine, viene spiegato che “questo raro brano di campagna all’interno delle mura cittadine è l’unico caso in Italia di uno spazio così ampio (quattro ettari) dedicato all’agricoltura”. Una campagna interna alla città, che fa parte del disegno rinascimentale di Biagio Rossetti e della sua famosa “addizione” del 1487. L’urbanista che ha fatto di Ferrara una città che – per l’Unesco – è un patrimonio dell’umanità e che l’ha resa la prima città moderna d’Europa, prevede una crescente estensione del verde con punto di partenza ideale dal Castello estense, su su verso la cinta muraria. E, il cartello, spiega e quantifica che grazie a ciò, ora, il verde della campagna di questa zona, che è la più ampia del genere, è stato preservato per oltre 500 anni.

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Cimitero ebraico di Ferrara con vista sulle Mura tra via delle Erbe e via delle Vigne (foto di Aldo Gessi)

La suggestione, dunque, non è frutto del caso, c’è un preciso disegno storico-architettonico dietro. Un progetto così antico e così moderno, se si pensa che poi nel secondo dopoguerra, nel pieno del boom delle costruzioni, il Comune di Ferrara si oppone all’edificazione di quest’area e la acquista per preservarla; l’amministrazione che compra della terra dentro la città per tenerla vuota, per mantenere un vuoto nel pieno.

Negli ultimi trent’anni questo pezzo di campagna cittadina ha sposato le tecniche dell’agricoltura biologica e biodinamica introdotte da Rudolf Steiner. La gestione con questo metodo di coltivazione comincia nel 1985 e a parlarne – quest’anno, che è anche occasione di celebrazione dei 30 anni – hanno contribuito una serie di incontri, organizzati nella biblioteca Ariostea. In collaborazione con l’associazione Nuova Terraviva i pomeriggi nella sala Agnelli della biblioteca cittadina dedicati a “Spiritualità pratica steineriana a Ferrara” che vanno ad arricchire il programma di incontri dello spazio culturale comunale. Terra e aria, parole e ossigeno, libri intorno a mani che lavorano sporche di erba, fango e pollini. Buona fuga.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, MN 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, BO 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” sull’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici UniFe, Mimesis, MI 2017). Ha curato mostra e catalogo “Gian Pietro Testa, il giornalista che amava dipingere”.


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