Ormai lo scenario dei nuovi assetti istituzionali, dalla nuova legge elettorale ad un probabile diverso ruolo del Senato con le autonomie, dalla modifica del titolo V del dettato costituzionale all’Anci che chiede meno Comuni ma più corposi, anche nelle funzioni, non può che coinvolgere il sistema delle aziende municipalizzate, da quelle quotate in borsa a quelle piccolissime, favorendo, così, oltre ad una pubblica amministrazione più leggera e snella, servizi di utilità compresi, il percorso della “spending review”.
Perché il nuovo scenario diventi concretezza, accompagnato da altre novità del nuovo governo Renzi, anche le realtà dei territori debbono fare la loro parte, affatto irrilevante nel disegno innovatore appena tratteggiato.
A tale proposito, vale la pena di soffermarci a parlare dei servizi di pubblica utilità del ferrarese, fuori dalle mura cittadine, per fare il focus su tutta una serie di argomenti di grande importanza: catena di controllo con le governance, management e presidenze, piani industriali incrociati, grandezze disaggregate, poste articolate e indici dei bilanci, struttura dei costi, tariffe e tutti quegli elementi e fattori che sono in grado di dare risposte aziendali e di pubblica utilità ai clienti-cittadini.
Se poi ci impegniamo, coinvolgendo esperti indipendenti, a comparare (anche se le aziende operano in monopoli) i servizi e le cifre delle bollette, anche semplificandole, non solo in nome della trasparenza ma anche per capirle (gas, energia, ciclo delle acque e depurazioni, nettezza urbana e sistema della raccolta, reti di telecomunicazioni e banda larga, inceneritori e discariche, farmacie e piccole aziende per le infrastrutture e altro), le sorprese non saranno poche, anzi ci diranno che così non è più possibile procedere con queste gestioni amministrative locali.
Il dato sul quale dobbiamo riflettere è che in molte regioni del nord e parte del centro del nostro Paese, le cosiddette municipalizzate hanno fatto, da tempo, un salto di qualità non indifferente, anche per competere con una concorrenza europea agguerrita e rivolta ad una sana politica aziendale che punta sui servizi, i costi e i prezzi delle tariffe, andando oltre la logica dei monopoli.
Nel ferrarese le moltiplicazioni delle aziende pubbliche locali (e non solo), a volte anche nel nanismo d’impresa e con fatturati da bar-pasticceria-tavola calda, manifestano vecchie logiche di un tempo ormai superato, a volte spannometriche, più per continuare a soddisfare gli ultimi giapponesi degli apicali, lasciando però frequentemente la struttura e l’organizzazione dei servizi nel marasma dell’inefficienza, abbandonando i necessari caratteri dell’economicità e dell’efficacia e, spesso, nel caos, la formazione dei prezzi, delle tariffe e delle bollette.
Ora diventa necessario quindi rafforzare il sistema delle utilities modificandolo, perché a Bondeno, ad Argenta, a Pontelagoscuro, a Codigoro, a Copparo, le differenze non siano troppo evidenti (ad oggi anche con scarti oltre il 20%) sulle tariffe per le bollette da pagare.
Si chiede, non solo un approccio metodologico di revisione della spesa, di riordino della stessa e del suo necessario riposizionamento, ma, soprattutto, un recupero corposo di risorse finanziarie (oltre a risparmi per i cittadini) che potremo riorientare e utilizzare, insieme ad altre, alle imprese, al lavoro, all’occupazione, ai giovani e fare crescita dei nostri territori.
Noi da soli, però, non possiamo farcela, anche producendo il dovuto sforzo aziendale, ed allora proviamo a guardare se oltre il nostro perimetro troviamo disponibilità ed attenzioni.
Sappiamo, infine, che i soci delle municipalizzate sono i Comuni, che i sindaci sono chiamati a rispondere, che a breve ci saranno in molti Comuni le elezioni amministrative e che qualche candidato non potrà sottrarsi a dire come la pensa al riguardo.
Non possiamo chiedere ad altri di “cambiare verso” se non cominciamo da noi, dai territori, dai cittadini e dagli amministratori locali tutti.
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Enzo Barboni
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