Cambiamenti climatici, l’appello di Greenpeace: Cari ferraresi, rimbocchiamoci le maniche
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Spesso facciamo fatica a renderci conto delle conseguenze reali e pratiche delle grandi crisi ambientali che il mondo sta attraversando per la prima volta da quando esiste l’uomo. Ci sembrano epiloghi da film di fantascienza, magari prima o poi si risolveranno e il mando andrà avanti come sempre. Non è così.
Nel dossier pubblicato ieri, 15 settembre, a firma del nostro direttore Sergio Gessi, abbiamo parlato di quanto una notizia sconvolgente e di primaria importanza per la sopravvivenza della vita sulla terra (niente di meno!) possa passare inosservata o essere omessa dai principali organi di stampa. Per capire sia l’entità del problema che le motivazioni di tanto prolungato o ostinato silenzio, oggi ne abbiamo discusso con Luca Iacoboni, giovane e preparato responsabile – italiano – della campagna Clima ed Energia di Greenpeace.
Il Polo Nord ha i giorni contati?
Diciamo che l’Artico ha i giorni contati se non facciamo niente. Gli esperti concordano nel ritenere imminente il punto di non ritorno.
Alcuni hanno calendarizzato lo scioglimento totale dei ghiacci della calotta polare per settembre dell’anno prossimo. E’ credibile?
Ci sono diversi pareri: che sia a settembre, ottobre o a Natale, ai fini della sopravvivenza del genere umano poco importa. Quello che importa è sapere che siamo agli sgoccioli e che se continueremo così arriveremo ad un momento in cui sarà impossibile cambiare rotta.
Cioè un momento in cui non potremmo più parlare di come evitare drammi e devastazioni, piuttosto potremmo solo chiederci quanto ci metteranno ad arrivare.
Esatto
Ma cosa significa cambiare rotta?
Significa fermare o rallentare il cambiamento climatico in atto
Come?
Producendo energia diversamente. Il punto è proprio questo: si deve fermare lo sfruttamento del pianeta, bisogna smetterla di usare fonti come carbone, petrolio e gas.
Scusi l’interruzione, ma ho l’impressione che a fare discorsi di questa entità e rilevanza mondiale si possa perdere di vista il quotidiano. Perché chi legge, che magari è già vessato da mille pensieri sul lavoro e la famiglia, da oggi deve iniziare a pensare che il suo problema numero uno sia lo scioglimento progressivo dei ghiacci in Artico?
E’ molto semplice: questo individuo può rendersi conto guardandosi un attimo attorno di come il problema di cui parliamo influisca in tutti gli aspetti della sua vita di ogni giorno e di quella dei suoi figli. Anche voi ferraresi vi state rendendo conto come tutti della realtà di certe questioni, facciamo qualcosa da oggi.
Per esempio?
Dieci anni fa, il grande fenomeno delle bombe d’acqua non esisteva. Gli eventi atmosferici catastrofici sono sempre più numerosi, le temperature si alzano, possibile che non si veda tutto questo? Chi va a fare la settimana bianca si renderà conto che la neve scarseggia, che il turismo invernale è in crisi? O ancora potremmo parlare delle frequenti siccità e dei cambiamenti delle fasce climatiche con i danni alle colture che comportano. Questi fenomeni sono molto presenti a Ferrara e in tutto il territorio nazionale, oltre che mondiale.
Direi che è chiaro: bisogna passare al rinnovabile. Ma le faccio alcune obiezioni, le più citate: passare all’energia pulita potrebbe creare un danno alla nostra economia.
Sbagliato. Le energie rinnovabili attualmente creano più indotto per l’economia di tutte le altre fonti e sono capaci di attrarre molti più investimenti.
Servirebbe forse un governo capace di guardare più in là delle prossime elezioni o del prossimo referendum?
Da un parte sì, ci vorrebbe un governo veramente al servizio del cittadino e non delle lobby. Ma in realtà certe decisioni servono anche per le prossime elezioni perché tutto il comparto rinnovabile traina lavoro.
Ah no, non mi parli di lavoro. Lei sta a Roma (che ha evidentemente i suoi problemi), ma deve sapere che a Ferrara si sente spesso ripetere che dobbiamo sentirci grati di avere il polo chimico perché porta posti di lavoro.
Il vecchio ricatto lavoro o salute?, si è fatto così anche con l’Ilva di Taranto. Mi lasci dire che prima di tutto dobbiamo slegare l’occupazione da questo tipo di discorsi: o lavori e ti ammali, o ti ammali e non lavori. Il lavoro è un diritto fondamentale come la salute. Basta con i ricatti. Diciamolo chiaramente: il comparto dell’energia pulita attrae più lavoro dell’energia legata a gas e petrolio.
E’ vero che a volte i giornali possono cadere nella disinformazione, ma è anche vero che per attrarre lettori talvolta bisogna seguire i loro interessi. Quindi alla gente interessa poco lo scioglimento dei ghiacci?
Il problema esiste ed è interessante. Bisognerebbe andare a vedere da chi sono finanziati quei giornali che evitano certe notizie. A volte si potrebbe scoprire che all’interno ci sono le cosiddette lobby.
Le problematiche di cui parliamo possono essere però anche affrontate dal basso, dopotutto Greenpeace si regge grazie alle donazioni dei singoli privati.
Certo, io credo che il cambiamento debba venire prima di tutto dentro di noi.
Cosa può fare da domani nel suo piccolo il lettore che legge l’intervista?
Oltre alle raccomandazioni che si fanno sempre sul ridurre al massimo lo spreco di energia, per esempio si possono privilegiare prodotti che vengono da imprese virtuose. E anche prodursi da soli un po’ dell’energia che si consuma.
Vale a dire mettere i pannelli solari?
Sì, ma non solo. Per esempio comprare l’energia da quelle poche cooperative che la producono 100% rinnovabile e non più nei colossi dell’energia, che anche quando usano la parola rinnovabile hanno poco di veramente ecosostenibile.
Oppure aiutare Greenpeace.
Anche certo, l’aiuto però non è soltanto la donazione, ma anche il supporto alle iniziative, il volontariato, il cyberattivismo.
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Daniele Modica
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