Cammino sulle pietre imbrattate del tuo sangue, seguo le tracce del tuo dolore, oltre la collina, sopra la tomba del primo uomo.
Sento un bardo recitare una canzone, racconta di eroi e gloriose imprese. Ignora il tuo strazio perché sei umile tra gli umili, ultimo tra gli ultimi, ricoperto di stracci sudici e puzzolenti. Non degno d’esser cantato perché nessuna spada hai impugnato e nessun sangue hai versato, se non il tuo. Sei morto di stenti, imprecando contro la tua ingiusta condanna, soffrendo come un cane. Una lenta, blasfema agonia. Tradito e umiliato, deriso e condannato, flagellato, trafitto, inchiodato, spezzato ma non piegato. Il sole e la sete hanno fatto il resto.
Vengo a prenderti per portarti tra le ombre… Perché la luce di tuo padre non ti ha aiutato, ti ha sacrificato, abbandonato.
Ti raccoglierò e ti avvolgerò nel mio nero mantello, sarai mio per l’eternità e non solo.
La gente che ti ha condannato da innocente ti rimpiangerà, ti amerà invano, adorando il tuo cadavere scomparso.
In tuo nome e nel simbolo del tuo martirio scateneranno guerre e supplicheranno il tuo perdono, sacrificheranno altri innocenti e fiumi di sangue lorderanno i secoli a venire.
Eccomi figlio innominato, sono venuto a prenderti. I tuoi pochi fedeli già ti stanno piangendo, in breve tempo diventeranno centinaia, migliaia, milioni nel mondo. La tua storia è appena iniziata…
Mai assenza sarà tanto presente quanto la tua!
Of These, Hope (Peter Gabriel, 1989)
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Carlo Tassi
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