Calimani: “La porta del Meis è aperta alle collaborazioni”. Baratelli: “Non tocca a Stefani bussare…”
All’intervento di Fiorenzo Baratelli, ospitato sabato 3 maggio da ferraraitalia [leggi], relativo all’esclusione del biblista e apprezzato studioso di ebraismo Piero Stefani, ha fatto seguito la risposta di Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Meis, che pubblichiamo di seguito. Più sotto, la replica di Baratelli.
Gentile Fiorenzo Baratelli,
la sua lettera mi permette di ribadire pubblicamente quanto dissi a Stefani: la porta è sempre aperta alla collaborazione.
Quanto al resto delle sue insinuazioni, sono del tutto frutto di malevolenza gratuita. Ai seguaci che hanno commentato la sua lettera dico che ho colto uno spirito di gruppo acritico, di parte e fazioso.
Cordialità
Riccardo Calimani
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La replica di Baratelli:
Francamente non sono sorpreso per il tono risentito del Presidente del Meis, ma per la conferma della sua ottusa insensibilità nel non prendere atto che quattro anni fa si è consumata una rottura che ha provocato una ferita che resta aperta. Nella risposta del Presidente è presente un dosaggio tra ipocrisia e denigrazione. L’ipocrisia riguarda la spiegazione (si fa per dire…) circa l’assenza di Piero Stefani da ogni tipo di attività che riguarda il Meis.
Scrive Calimani: “La porta è sempre aperta alla collaborazione…”. Come se spettasse a Stefani bussare alla sua porta per chiedere di essere utilizzato. Per esempio, nel preparare il programma della Festa del Libro Ebraico ha aspettato, forse, che Gad Lerner o Enrico Mentana gli chiedessero di essere presenti?
Per una volta, presidente Calimani, rinunci all’orgoglio personale (legittimo, ma improprio nell’esercizio di un ruolo delicato quale è il suo…) e inserisca Piero Stefani nella programmazione futura delle attività del Meis. In ogni caso, questo è ciò che mi sono permesso di chiedere anche agli altri importanti interlocutori che concorrono a qualificare l’attività pubblica del Museo.
La denigrazione riguarda, invece, la parte in cui liquida con tono sprezzante gli interventi che si sono succeduti a sostegno della lettera aperta. Con amarezza devo constatare che lei non ha ancora preso conoscenza delle personalità eccellenti di questa città verso cui si permette definizioni offensive.
Forse il sindaco Tiziano Tagliani (che conosce molto meglio di lei la nostra città…) potrà spiegarle chi sono e cosa rappresentano le persone che lei ha liquidato come seguaci faziosi e di parte…
In conclusione, al di là delle asprezze, mi auguro che questo scambio possa rappresentare l’avvio di una ricucitura tra il Meis e il contributo che ad esso può recare uno dei figli migliori di questa città. Questo, in ultima analisi, è stato lo scopo della mia iniziativa e di chi l’ha sostenuta.
Cordialmente,
Fiorenzo Baratelli

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Riceviamo e pubblichiamo
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)