È la vigilia di Natale nel salone di casa Stahlbaum. Marie aspetta, insieme al fratellino Fritz, il permesso per unirsi alla festa degli adulti. Il giocattolaio Drosselmaier, suo padrino di battesimo, rompe l’attesa e porta in dono ai bambini un sacco colmo di giocattoli, tra cui spunta un originale schiaccianoci a forma di soldatino. Marie è entusiasta del suo nuovo amico, tanto da portarlo a dormire con sé. Nella notte, però, tutto si trasforma: il mondo di Marie non è più casa ma il regno dello Schiaccianoci, principe usurpato dai topi e dal loro malvagio re a sette teste, che governa su un regno di paura, ormai tetro e appassito; ed è al suo fianco insieme alla Fata dei Confetti nella battaglia che restituirà il trono al Principe Schiaccianoci.
“Marie non aveva neppure finito di parlare che, all’udire il nome di Drosselmaier, lo schiaccianoci storse la bocca in modo tremendo e fece guizzare dagli occhi bagliori di un verde sfolgorante.”
Scritta nel 1816 da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, “Schiaccianoci e il Re dei Topi” (“Nusscracker und Mausekönig”) è una delle più classiche storie natalizie, suggestione per un vasto numero di interpretazioni: dalla rilettura in chiave meno inquietante di Alexandre Dumas padre al relativo balletto musicato da Tchaikovski su libretto di Marius Petipa – tradizione vuole in molte grandi città, tra cui Londra e New York, “Lo Schiaccianoci” in cartellone ogni vigilia di Natale, segno evidente di un addomesticamento dell’opera originale – passando per Walt Disney e Rudolph Nureyev, sino alla versione cinematografica 3D di Andrej Konchalowskij,
Ci sono le funzioni di Propp (eroe, aiutante, antagonista, soluzione finale) e c’è la trama fantastica; ma la storia è tutt’altro che fiabesca – specularità forse del fatto che, fino alla seconda metà dell’Ottocento, le fiabe erano viste con sospetto dal mondo adulto, poiché rutenute cattive consigliere per i bravi bambini della ricca borghesia dell’epoca, e Hoffmann non si risparmia nel proprio spirito di aussenseiter quale era. Non mancano però riferimenti al Natale cristiano, anch’esso intriso della poetica hoffmaniana:
“I bambini in realtà sapevano che i genitori avevano comprato ogni sorta di bei regali, e in questo momento li stavano sistemando, ma sapevano anche che il buon Gesù aveva illuminato i doni con i suoi benevoli e pii occhi di bambino: era per questo che ogni regalo natalizio, come se fosse stato toccato da una mano benefica, brillava di una magnifica luce come nessun altro.
Cupa e densa di tensione, sempre in bilico tra reale e onirico, nel più puro stile hoffmaniano, romantico e perturbante, mescola attimi infiniti di attesa e momenti di pura azione, alternando nella trama ironia – il Re dei topi ucciso da un colpo di pantofola – a dolcezza, racchiudendo un manicheismo difficile da trovare in altre composizioni, sempre in bilico tra realtà e immaginazione, giocato sul tema del “doppio” (doppelgänger) di cui Hoffmann è maestro. Così succede che Marie diventi la bellissima Fata Confetto, e che lo schiaccianoci non sia altro che un Principe trasformato in giocattolo da un incantesimo, ma addirittura lo stesso giocattolaio Drosselmaier che “ripete” se stesso, guidando le sue fedeli creature di pezza e metallo, di marzapane e cioccolato, in un mondo fantastico e parallelo, parimenti reale. Non è un tema “bambino”, così come non è, al pari di Alice che sogna il mondo alla rovescia, qualcosa che si chiude a sogno finito, una volta aperti gli occhi; ma lascia un senso di indefinita necessità di uscire dall’ordinario – di una cena natalizia, di uno scambio di auguri piuttosto che un unico punto di vista – quello del buono.
“«Noi topi eravamo costretti a vivere nelle fognature e negli spazi angusti e lerci. Ma poi gli uomini che tanto elogi si sono distrutti con le loro stesse mani. […] Se oggi […] il mondo è coperto di spazzatura, se sono i topi a regnare, la colpa è solo loro. […] E ora… Ah, ora! È un paradiso qui. Non ci sono esseri umani […] e io regno dall’alto del mio trono d’immondizia. Ammira, Schiaccianoci! Ammira il mio dominio!» Il Re dei topi rise fragorosamente.”
Sostieni periscopio!
Giorgia Pizzirani
I commenti sono chiusi.
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it