Caccia in deroga allo storno, l’assessore regionale Rabboni scrive al Governo
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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Dopo che Ispra ha fissato in 50 mila esemplari il quantitativo massimo ammissibile di prelievi, l’assessore regionale Tiberio Rabboni scrive al Governo: “Con questo limite non si tutelano le produzioni agricole. E gli eventuali danni? Deve provvedere la Regione, costretta suo malgrado ad una limitazione quantitativa o all’Ispra, e per essa allo Stato, che tale limitazione ha imposto?”
«Il Governo, sulla caccia in deroga allo storno, deve fornire un indirizzo chiarificatore ad Ispra affinché risulti una netta distinzione tra le deroghe legate alla tutela delle produzioni agricole e quelle motivate dalle pratiche venatorie tradizionali» .
È questa la richiesta dell’assessore regionale Agricoltura, economia ittica, attività faunistico-venatoria Tiberio Rabboni rivolta al ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti e al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, in merito al prelievo in deroga dello storno, specie protetta in Italia, per la stagione 2014-2015.
Infatti, la Regione Emilia-Romagna ha adottato il 30 giugno scorso una delibera che prevede la deroga al prelievo dello storno. Deroga finalizzata a prevenire gravi danni all’agricoltura, segnatamente ai frutti pendenti e all’uva. L’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, diversamente da quanto avvenuto negli anni scorsi, ha in questa occasione subordinato il parere favorevole alla deroga fissando in 50 mila esemplari, il quantitativo massimo ammissibile di prelievi.
«Naturalmente – ha evidenziato Rabboni nella missiva ai ministri – essendo il parere Ispra di fatto vincolante per l’Unione Europea ci siamo conformati a tale indicazione. Tuttavia non posso esimermi dall’osservare la singolarità del parere Ispra. Se il regolamento europeo, e conseguentemente la nostra delibera, motivano il prelievo in deroga con la tutela dei frutti pendenti e dell’uva dagli attacchi degli storni non ha, infatti, alcun senso fissare preventivamente un quantitativo massimo ammissibile. Il quantitativo non può che essere in funzione dei frutti pendenti da tutelare. Diversamente si verrebbero a configurare situazioni di ingiustificata disparità tra i frutteti e i vigneti difesi fino al raggiungimento del limite prestabilito e quelli lasciati indifesi dopo il raggiungimento di tale limite. A quel punto, inevitabilmente, si porrà il quesito sulla competenza al pagamento dei danni a questo secondo gruppo di agricoltori. Ovvero, se debba ancora provvedere la Regione, costretta suo malgrado ad una limitazione quantitativa o all’Ispra, e per essa allo Stato, che tale limitazione ha imposto».
Secondo l’assessore regionale Rabboni: «Ispra ha introdotto un quantitativo ammissibile di prelievi in deroga per la difesa dei frutti pendenti a causa di un fraintendimento del riferimento a limiti quantitativi contenuto nella Legge 157/92, chiaramente riferito ai prelievi in deroga di altra tipologia, ovvero alle “modiche quantità” legate alle cosiddette “caccie tradizionali”».
Nella missiva anche l’invito ai ministri ad attivare la richiesta alla Ue di una revisione nel corso del 2015 delle specie protette in Italia con l’obiettivo di togliere dall’elenco la specie storno che sulla base di quanto sostenuto dalla stessa Ispra – con il documento “Lo storno Sturnus vulgaris in Italia: analisi della situazione esistente e considerazioni circa l’inserimento della specie tra quelle cacciabili ai sensi della Direttiva 2009/14 7/CE (Allegato II/2)” – gode di un ottimo stato di conservazione ed è fonte di cospicui danni all’agricoltura italiana.
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