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Da: CGIL CISL UIL Ferrara

La sentenza del Tribunale di Ferrara che definisce il giudizio di merito sulla delibera del Comune di Ferrara sui buoni spesa conferma le due sentenze precedenti: la delibera è discriminatoria, non basandosi sui soli requisiti relativi alla condizione di disagio economico e alla domiciliazione nel territorio comunale, pertanto il Comune di Ferrara deve riformularla ed assegnare un termine per la presentazione di nuove domande.
Una pronuncia attesa, vista la palese discriminazione, con ogni probabilità anche dalla stessa Amministrazione, che pare non aver ancora speso circa 20.000 euro dei fondi stanziati dal Dipartimento Protezione Civile, operazione non condivisibile sotto molteplici punti di vista.
Discriminare non è una scelta politica, come invece ha provato a dire l’Assessora Coletti intervistata da Report: discriminare significa violare le leggi e soprattutto il principio di uguaglianza su cui si fonda il nostro ordinamento democratico. Significa venire meno al proprio dovere istituzionale: chi amministra ha il dovere costituzionale di agire per rimuovere le disuguaglianze nell’interesse di tutti, non di vivere il proprio ruolo come esercizio del potere per decidere a proprio piacimento chi abbandonare a se stesso e chi no.
Ci piacerebbe che l’epilogo di questa vicenda, che ci ha visti costretti a ricorrere alle vie legali, si traducesse in un cambiamento di rotta nelle politiche sociali del Comune di Ferrara, necessario oggi più che mai.
Tuttavia quanto l’Amministrazione sta agendo in tema di alloggi ERP ci dice purtroppo il contrario: dietro il solito stravolgimento della realtà e del significato delle parole, siamo ancora una volta di fronte a politiche che lasceranno soli molti cittadini fragili, creando un danno per tutti. Questo è quello che determinerà la miope rincorsa a slogan vuoti come “prima i ferraresi”, di cui saranno vittime gli stessi ferraresi, su cui ricadranno danni e storture delle nuove regole.
Come abbiamo già denunciato infatti, con il nuovo Regolamento il diritto alla casa rischierà di non essere legato al bisogno, venendo potenzialmente sovrastato da altri fattori (punteggio illimitato per la residenza storica, a scapito della situazione familiare ed economica, differente trattamento rispetto all’impossidenza…) che determinano l’esclusione di soggetti e famiglie con maggiori difficoltà, contro ogni basilare criterio di equità e uguaglianza. Come accaduto sui buoni spesa.
I diritti non possono essere sacrificati sull’altare della demagogia.

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