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Solo gli intimi sanno se il soprannome “Pepito” proviene davvero da Enzo Bearzot. Certo, è suggestivo pensarlo. Paolo Rossi detto Pablito, Giuseppe Rossi detto Pepito. I due calciatori dai nomi più anonimi e comuni del mondo acquisiscono i soprannomi più unici, con un taglio sudamericano che si riserva, di solito, ai funamboli. Loro due invece non sono funamboli, sono goleadores. Vedono la porta come se avessero un radar, segnano con una naturalezza che fa sembrare tutto semplice.

Entrambi, per ragioni (in parte) diverse, vengono accomunati nella “sfortuna”. Sono convinto che Giuseppe Rossi non si senta vittima della sfortuna (si è rotto più crociati lui di una squadra intera) più di quanto non si senta grato del talento che ha avuto in sorte. Infatti gioca ancora a calcio, perchè è nato per giocare a calcio, e lui lo sa. E se tu lo sai, non hai bisogno di nient’altro. La sfortuna è un concetto relativo. Se la sua carriera non fosse stata così avventurosa, non avremmo avuto la fortuna di vederlo a Ferrara. Pepito Rossi che segna per la Spal, chi l’avrebbe mai detto.

“Non saprai mai se la tua cattiva fortuna ti ha salvato da una fortuna ancora peggiore”
Cormac McCarthy

 

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Nicola Cavallini

E’ avvocato, ma ha fatto il bancario per avere uno stipendio. Fa il sindacalista per colpa di Lama, Trentin e Berlinguer. Scrive romanzi sui rapporti umani per vedere se dal letame nascono i fiori.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it