“La vita è piena di bruschi risvegli”, una vecchia massima che descrive benissimo la Ferrara del dopo elezioni. Crolla una delle roccaforti di quella che una volta si chiamava Emilia Rossa e la nostra città conquista i titoli di testa dei media nazionali. Tutt’altro che una consolazione.
E’ vero, visti risultati del primo turno, che si trattava di un risultato ampiamente scontato. Alan Fabbri aveva già la vittoria in tasca. Nessuno a Sinistra credeva veramente nel miracolo di una rimonta. Eppure per molti, me compreso, il risveglio è stato durissimo: brusco, amaro, deprimente.
Si è già scritto – io ed altri – nelle settimane scorse come il risultato potesse essere diverso – come a Reggio Emilia per esempio – se non si fossero compiuti grandi errori nell’impostare e condurre la campagna elettorale. Su questi errori occorrerà riflettere attentamente se – come a Livorno – il fronte progressista vorrà prendersi una rivincita fra cinque anni. Ora però ci siamo appena svegliati, abbiamo realizzato che no, non si trattava di un brutto sogno, che uscendo di casa incontreremo qualcosa di nuovo e sconosciuto, che dopo 70 anni sullo scalone del Comune è arrivato un inquilino ‘straniero’ con la sua squadra al seguito.
Ascolto amici scoraggiati che prevedono future sicure catastrofi e, in ogni caso, una prossima mesta decadenza di Ferrara. E’ lecito pensarlo, ma credo sia un atteggiamento sbagliato. Perché è impossibile, anche volendolo, azzerare settant’anni di storia civile e democratica di una città.
Ferrara non coincide con il governo politico amministrativo di Ferrara. Né oggi, con una giunta di Destra, e neppure ieri con i governi guidati dal Partito Democratico. Sappiamo che esiste una città materiale e una città immateriale: la città è cioè un grande organismo vivente. Fatto di pietre, di strade, di piazze, di alberi. E di scambi e di rapporti tra uomini e donne, di memorie, di idee, di sogni e bisogni. Nessun sindaco, nessuna giunta, nessun governo può cancellare la fitta trama sociale, la linfa civile che anima una città.
Ferrara cambia? E’ quello che ha promesso il futuro sindaco di Ferrara. Vedremo quali saranno le sue scelte. A me oggi – appena dopo un brusco risveglio – preme dire che l’anima e il cambiamento di Ferrara sono nelle mani, oggi come ieri, non del suo Primo Cittadino, ma dei suoi 130.000 cittadini. Dei gruppi, delle associazioni di volontariato sociale, delle formazioni culturali, delle cooperative, dei sindacati…
La linfa vitale continua a scorrere nelle vene di Ferrara. Dopo il risveglio e una sciacquata di faccia, occorrerà rimettersi a lavorare.
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Francesco Monini
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