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Noto da anni come blogger futuribile e giornalista culturale (Quotidiano di Salerno ecc, il suo personal sito blog “Nigricante”), Michele Nigro è anche scrittore sperimentale con diverse pubblicazioni, ad esempio “Call Center” , “La Bistecca di Matrix” (saggio) e “Nessuno nasce pulito” (vedi Amazon, edizioni Street Lib ecc. , ebook e cartacei) : una poetica rivolta al futuro e anche postcyberpunk, di originale cifra “esperenziale” di repiro e input europei, controintuitiva rispetto al nostalgismo ancora paleoumanista prevalente in Italia: dopo la Web Poetry….

R.G. Michele Nigro, da anni blogger di stoffa con “Nigricante”, breve cronistoria?
M.N. Cominciare a curare il blog esperienziale “Nigricante” è stato un passaggio abbastanza naturale: dopo l’esperienza “cartacea” con la rivista letteraria “Nugae”, terminata volontariamente nel 2009 non per mancanza di contenuti o di volontà ma per una saggia scelta “eutanasica”, il blogging ha rappresentato un’evoluzione necessaria e agevole per salvare il salvabile di tutta quell’esperienza editoriale. In seguito il blog è divenuto luogo di sperimentazione personale, di proposta e di autopromozione, a volte di “gioco”, un posto libero dove farmi conoscere. È un po’ come se fosse un testimone, un osservatore elettronico delle cose che faccio, delle mie pubblicazioni cartacee, dei miei progetti… Un segretario del mio cammino in qualità di scrivente.
Mi piace pensare che potrebbe sopravvivermi.

R.G. Parole futuribili e sperimentali in senso letterario, la letteratura 2.0?
M.N. Già esiste una “letteratura 2.0”: al di là della webpoetry a cui accennavo nella precedente risposta, oggi molte riviste storicamente cartacee, la stessa critica letteraria, il book-marketing, l’editoria, si sono “trasferiti” sul web o almeno hanno una vita “anfibia”. Ma non credo che la tua domanda si riferisse a questo aspetto. Ci chiediamo sempre se l’utilizzo di internet abbia influenzato o meno (e quanto) il nostro linguaggio, e la risposta è sempre “sì, lo ha influenzato!”; ma non ci domandiamo mai quanto invece il fare letteratura in rete abbia influenzato il web stesso. Da questo gioco di “influencing bidirezionale” è chiaro che possono prendere vita parole nuove, linguaggi quotidiani, più che sperimentali, che si prestano alla creazione letteraria. Il vero “esperimento” non è stravolgere la lingua per sembrare ribelli, ma è usare il linguaggio letterario lì dove gli “esperti” ci consigliano di fabbricare dei post leggeri, lineari e semplici da capire. Il vero sperimentalismo risiede nell’interazione tra la lentezza tipica del pensiero letterario e la velocità dell’informazione in internet. Quali e quante parole futuribili nascono da questa interazione? Molte, e spesso non ne siamo consapevoli.
Il non-sense e la parodia della neoavanguardia a che servirebbero oggi? Molto più sensato (e forse rivoluzionario) è usare linguaggi familiari, anche tecnici, con finalità letterarie; nelle mie poesie non ho avuto paura di introdurre parole come “3D”, “space clearing”, “autodigestione”, “look” ecc., a discapito di un lirismo più tradizionale.
“Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatto il linguaggio dell’epoca a cui apparteniamo” parafrasando Shakespeare. Anche se siamo molto critici nei confronti della consistenza morale, spirituale e intellettuale dell’epoca in cui viviamo, in realtà siamo fortunati e non lo sappiamo: grazie ai mezzi informativi a nostra disposizione, un tempo impensabili, abbiamo l’opportunità di far convivere la tradizione con un certo slancio sperimentale, e verificarne i risultati in tempo reale. Non bisogna temere la diluizione e la contaminazione: noi non saremo mai come l’algoritmo di Zuckerberg, abbiamo un’anima capace di controllare ogni tipo di contaminazione. Se una parola non serve all’economia della nostra ricerca poetica, e soprattutto non rispecchia il nostro stato evolutivo neurolinguistico del momento, state pur certi che non entrerà in nessuna delle nostre poesie.

R.G. Michele, il tuo ultimo libro (ebook e cartaceo) s’intitola “Nessuno nasce pulito”, un approfondimento?
M.N. Si tratta di una raccolta di poesie “prelevate” da vari periodi; ne è venuto fuori un excursus poetico piuttosto eterogeneo dal punto di vista stilistico: avevo bisogno di raggruppare in un unico prodotto, per difenderle prima di tutto dalla mia dimenticanza, poesie appartenenti a differenti momenti dell’esistenza. Io l’ho definita webpoetry perché inizialmente la mia poesia è stata pubblicata sul web, sul mio blog “Nigricante” (quasi sempre dopo un preventivo stazionamento sull’insostituibile carta); solo in seguito è avvenuto il passaggio finale nell’oggetto “libro”. Si sente tanto parlare del cosiddetto “contatto erede”, un essere umano volenteroso che, dopo la nostra dipartita da questo mondo, dovrebbe preoccuparsi di gestire il social networking lasciato incustodito per cause di forza maggiore; oppure in ambito transumanista si sta ipotizzando da molti anni l’opportunità di compiere un Mind Uploading, ovvero un trasferimento di quella che convenzionalmente chiamiamo “mente” su un supporto non biologico in grado di interagire con l’ambiente esterno all’indomani della morte del corpo (e quindi del cervello) che la conteneva. Cos’è un libro se non un “erede” del nostro pensiero, un supporto a cui affidare una parte del nostro linguaggio per contrastare l’oblio?

INFO
Nigricante blog
Nessuno nasce pulito
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Roby Guerra



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