Skip to main content

Nel secondo Novecento, purtroppo mixati suicidalmente con la mitologia del Sessantotto e poi del Settantasette, nel dibattito progressista furono di gran moda i vari Herbert Marcuse, Wilheim Reich, Erich Fromm. In seguito, nel bene e nel male, gli stessi Gilles Delouze, Felix Guattari, Franco Berardi Bifo, Antonio Negri, Jean Baudrillard, Guy Debord. Freud e Marx si memorizzò, naturalmente volgarizzando sia il potenziale psicanalitico sia sociologico neoumanistico.
Quel percorso invece, almeno per ipotesi neo-progressiste e neo-valoriali, legittima oggi fondamentali reinvenzioni. Furono tutte sonde coraggiose, ben poco captate dalla sfera politichese, tranne un poco lo stesso Berlinguer nel suo volo incompiuto umanistico: risposte possibili e previsionali, futuribili, alla sfida del Duemila, dell’era spaziale, della televisione e delle nuove tecnologie elettroniche, destinate poi alla rivoluzione di Internet. Magari voli psicologici, psicosociali, troppo complessi per il trend dell’epoca ancora veterostalinista (o ambiguo), dominante in Italia in quasi tutta la cosiddetta Intellighenzia più o meno organica, rossa, anche inquinata poi -storicamente e letalmente – dalle note derive massimaliste ed estremiste.
Gramsci e il 2000 R. Guerra
Va da sé che il mai fiorito umanesimo socialista, o ‘futuristica umana’, attraversava e assimilava in prospettive meno turbocapitaliste e neoprogressiste una parallela letteratura sul Futuro d’impronta soprattutto angloamericana. In Italia venne poi bollata poi in Italia ‘americanate’, sebbene anche in Europa la cosiddetta futurologia o futurismo sociale nel secondo novecento sia stata una autentica news, Robert Jungk in particolare, e un download rivoluzionario per i vetusti arnesi storicistico-sociologici.
In Usa ci furono anche, tra molti altri, i casi dei bestsellers planetari di Marshall McLuhan e Alvin Toffler, di sconcertante lungimiranza. In Italia isolati pionieri quali Roberto Vacca e Silvio Ceccato. Le suggestioni e connessioni costellano, comunque, quella letteratura futuribile, alla luce di una certa evoluzione futuristica e del divenire storico-sociale (e politico). A tutt’oggi sguardi e pensieri diversi, incompiuti, ma da riattualizzare: libri sottovalutati o sopravvalutati (e distorti!), ma preziosissimi, oggi risuonano come reperti di un certo Novecento futuro incompiuto.
Per fare qualche esempio: “La Rivoluzione della speranza” e “Avere o essere?” di Fromm; “Bambini del Futuro” e “Psicologia di massa del fascismo” di Reich; “L’uomo a una dimensione” e “Eros e Civiltà” di Marcuse. Più tardi, da un lato le magari criptiche, molto complesse, già postmoderne se non postumane, esplorazioni e provocazioni dei già citati Delouze, Guattari, Baudrillard, definito agghiacciante da Natta a un Convegno del PCI; dall’altro le analisi di McLuhan e Toffler (e altri). Tutti oggi risaltano come rari esempi di futuristica umana, invitano in controluce a una specifica e interessante reinterpretazione del futurismo cosiddetto sociale, incompiuto.
Soprattutto, più in generale, indicano – a ben vedere – nuove rotte progressiste per l’era di Internet per una potenziale sinistra italiana: sinistra italiana metapolitica e metaculturale, da tempo in coma terminale (e i risultati sono lampanti… nonostante alcune news recenti).
Per un nuovo umanesimo tecnologico, neoprogressista, per una nuova ecologia pragmatica anziché la regressione neoluddista. Per una “Technoeconomy”, in quanto la cosiddetta pur fondamentale “Green Economy” o Decrescita felice, salutata dal dominante pensiero debolissimo come quasi panacee, hanno senso certamente come modulazioni, ma come antivirus, altrimenti annunciano gravi implosioni psicosociali concrete, oltre che gap concettuali di rara reificazione orwelliana.
In Italia (ma non solo) è necessario ripartire anche (una prospettiva ovvio, nessun ismo) dal futurismo! E da nuovi futuristi e-o futuribili, prossimi anche alle nuove tecnologie post-internet. Dalla condizione postmoderna alla nuova condizione postumana.
Sta avanzando, per esempio, l’ultima futurologia o futurismo sociale: chi scrive e altri, certe ultime ondate italiane futuribili, eredi aggiornate delle stagioni perdute di secondo Novecento, dal Club di Roma di Aurelio Peccei agli stessi Roberto Vacca e Silvio Ceccato, come già accennato (in rotte metapolitiche) almeno prossime a scenari neoprogressisti, libertari, umanistico-scientifici, nuovi files – potenziali almeno – per una Sinistra nuova se non nuovissima, un ulteriore “Stil Novo” nell’era del Web.
In ambito strettamente futuristico scientifico-sociale si segnalano oggi diversi scenari espressi da vari ricercatori e avanguardie 2.0 culturali: Roberto Paura e l’Italian Institute for the the Future di Napoli; oppure, pur apparentemente avveniristico e invece lungimirante anche per questioni ecologiche globali e metaeconomiche, da segnalare l’Astronautica umanistica di Adriano Autino e l’equipe di Space Renaissance. E poi il percorso futurologico radicale italiano, connesso anche con scenari internazionali prossimi a Larry Page di Google: figure celebri futurist, quali Ray Kurzweil (collaboratore anche di Google e della Nasa); i cosiddetti transumanisti di Estropico, Ugo Spezza (Informatico e futurologo) e diversi ricercatori universitari; Stefano Vaj e Riccardo Campa, già prossimi a certo (Neo) Futurismo contemporaneo; chi scrive, il ricercatore ciberculturale Antonio Saccoccio e, in focus più strettamente estetici, il critico d’arte Vitaldo Conte.
Infine, in questa rapida e parzialissima carrellata segnaliamo, in tale dinamica futuribile nascente italiana, anche la prospettiva fortemente metapolitica e culturale dei vari Sandro Giovannini e Giovanni Sessa della “Scuola romana di filosofia politica”, quella diversamente organica di Giuseppe Manias e della “Biblioteca Gramsciana” di Ales (Oristano), terra natale di Gramsci e scenari giovani rilevanti nati nel web e concreti anche off line, come Roberto Bonuglia e il gruppo culturale romano “Il Tempo La Storia”, la cosiddetta Science Fiction connettivista di Sandro Battisti e altri.
guerra.indd
Recentemente, sempre in Italia si segnala, a livelli già strettamente politici, per quanto “antipolitici”, lo stesso Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio, figura speciale nel panorama futuribile, finalmente emersa nella sua complessità e secondo noi creativa (soprattutto vista l’ancora debole recezione in Italia di visioni futurologiche almeno complementari allo storicismo e sociologismo tutt’oggi prevalenti), purtroppo solo con la recente e prematura scomparsa.
Non ultimo, a livello internazionale, in ambito futurologico, da segnalare dal 2015 una news libertaria e neoprogressista esplicita, rilevante sul piano strettamente mediatico, al di là della ovvia mera spettacolarità dell’iniziativa: il lancio in Usa di un nuovo partito in tal senso, il cosiddetto Transhumanist Party del celebre Zoltan Istvan, persino candidato alle presidenziali 2016, leader del movimento transumanista futurista internazionale e anche noto scrittore di fantascienza tecnologica (un bestseller il suo “Transhumanist Wager”), collaboratore di Huffington Post, National Geographic e altre note testate.

Da Roby Guerra, “Gramsci 2017” (La Carmelina edizioni, 2013 – con il titolo Gramsci e il 2000- ristampa Armando, 2014).

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

Roby Guerra



Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it