“Rara intervista a Riccardo Roversi, autore di due dozzine di libri fra saggistica, teatro e poesia, direttore editoriale della casa editrice Este Edition, cofondatore del Gruppo Scrittori Ferraresi… e molto altro.”
D. Leggo con piacere la tua apprezzata rubrica settimanale su un quotidiano locale dal titolo I RITRATTI, utili biografie di “letterati” di nascita o adozione ferrarese dal ’400 a oggi; ma sullo stesso giornale non leggo più le tue recensioni agli spettacoli della Stagione di Prosa del Teatro Comunale di Ferrara, come mai?
R. Ho frequentato il Teatro Comunale di Ferrara per oltre 40 anni, gli ultimi quasi 20 dei quali come giornalista, insomma sono un po’ la “memoria storica vivente” della Prosa del Comunale, ma il Teatro dimostra di essere del tutto disinteressato a tale raro “patrimonio”; se io non rappresento una risorsa per il Comunale, perché il Comunale dovrebbe rappresentare una risorsa per me?
D. Quel che dici riflette forse la “Ferrara Città d’Arte” attuale, fra eccellenze che continuano e contraddizioni sempre più evidenti: ad esempio sono note le polemiche tra vertici istituzionali e celebri critici d’arte come Sgarbi, altri parlano anche di veri e propri “diktat” contro scrittori “controculturali” promossi da figure di spicco dell’ambiente culturale ferrarese. Un tuo commento, in generale?
R. In effetti so per certo di brutali “veti” o “proibizioni” emessi, in più di un caso, nei confronti di autori non-allineati da parte di chi – stavolta ben-allineato – dispone di sufficiente potere istituzionale e “autorizzazione” politica per farlo. Com’è arcinoto, gli incarichi di rilievo in questa città, sia quelli di tipo genericamente “amministrativo” sia quelli squisitamente culturali, vengono assegnati con procedura non meritoria ma clientelare. D’altra parte bisogna pur ammettere che l’amministrazione ferrarese gode di un ampio e solido consenso popolare ed effettua le proprie scelte consapevole che tali decisioni sono condivise dalla maggioranza dei cittadini. Ma io non mi interesso di politica né poco né tanto, non me ne occupo affatto, non vado neppure più alle urne da almeno tre lustri… e al riguardo non accetto lezioni di democrazia da nessuno: Gandhi ha liberato un continente con la “disobbedienza civile” non violenta!
D. Ferrara nel 2020… tu ci sarai o, come lasci intendere da alcuni tuoi post nel web, opterai per “altri lidi”, un po’ come i cervelli in fuga di cui spesso si parla?
R. I miei impegni professionali e culturali mi portano sempre più spesso – e per diversi mesi all’anno – a soggiornare in altri centri, dove mi trovo meglio da ogni punto di vista e dove peraltro sono considerato con ben altro prestigio, ben altra dignità. Sto un po’ alla volta, come molti altri, “abbandonando” Ferrara e invito gli operatori culturali e artistici di talento a fare lo stesso, tanto questa città – sempre più violenta (e stavo quasi per dire “di drogati”, come dimostra il florido mercato di stupefacenti) – nemmeno se ne accorgerà…
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Roby Guerra
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