BORDO PAGINA
Intervista a Marco Nava, pittore ferrarese protagonista del Festival del Nuovo Rinascimento a Trento
Da questo mese di marzo, il ferrarese giovane pittore Marco Nava è protagonista a Trento, nell’ambito del terzo Festival del Nuovo Rinascimento a cura di Davide Foschi, curatore e fondatore del movimento culturale artistico milanese (in precedenza il Festival a Milano – 2016 – e Lucca – 2017).
Nava, un approfondimento su questa tua importante partecipazione?
Sono contento e onorato di partecipare al festival del nuovo rinascimento; ringrazio Davide Foschi che ha accettato di esporre le mie opere e di far parte del nuovo rinascimento. La cosa più importante è regalare emozioni alle persone che si soffermano a osservarle,Oltre alla mia soddisfazione personale è dare il contributo per tutto il lavoro e l’impegno che il nuovo rinascimento ci sta mettendo per far conoscere l’arte moderna.
Marco, secondo te che tipo di pittura stai attraversando?
Il mio percorso artistico è legato alla mia esperienza.
Il colore e il segno talvolta materico creano le forme del mio spazio interiore che mi permettono di rappresentare le pulsioni emotive in maniera spontanea senza pregiudizi: si visualizza così la comprensione e la lucidità della mia presenza.
L’espressione astratta elabora visioni che rimandano a frammenti e immagini di vita quotidiana, all’esigenza remota di tornare a giocare con il colore quasi a voler incontrare i pennarelli della mia infanzia.
Marco Nava, l’arte contemporanea oggi, come la vedi?
La libertà di “poter fare” nell’arte è alla base di tutto; è stata una conquista lunga ma straordinaria e lo sappiamo.
L’artista ha guadagnato un privilegio fondamentale, cioè la possibilità di raccontare e raccontarsi talvolta anche in modo sfacciato o provocatorio senza timore di esprimersi.
Personalmente condivido qualsiasi forma di arte, mi piace ricercarne la chiave di lettura che l’artista vuole raccontare o esprimere. Certo, i tempi sono cambiati, oggi l’arte contemporanea usa supporti tecnologici: si è arte anche questo, il mio dubbio è se i supporti tecnologici che stiamo usando ora possano essere usati a distanza di secoli, mi faccio una domanda potranno vedere un art video fra 200 anni? Non saprei, il futuro è futuro.

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Roby Guerra
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)