Bondeno: prenotazioni e coinvolgimento dei giovani, queste le due strade per continuare a sostenere il dono del sangue
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Da: Ufficio Stampa Comune di Bondeno
«Sono molti i giovani che si sono avvicinati alla vostra realtà associativa. Segno che l’azione educativa e di sensibilizzazione verso i temi della solidarietà e dell’aiuto al prossimo possono attecchire nelle nuove generazione, diffondendo messaggi positivi e facendo sentire i nostri ragazzi protagonisti; responsabilizzando ciascuno circa il proprio suolo nella società». Nel saluto portato ad inizio assemblea dall’assessore alle politiche sociali, Francesca Piacentini, ci sono molti degli spunti emersi nel corso della mattinata, durante l’assemblea provinciale dei presidenti Avis. Una sessione plenaria fatta di numeri, indicazioni, obiettivi. Tra tutti, quello di una politica fatta di maggiore partecipazione, soprattutto dei giovani, per garantire il ricambio generazionale dei donatori, ed una azione che deve continuare, dalle scuole alla società civile, anche attraverso l’uso dei media. Conforta il numero dei circa 1.000 nuovi donatori entrati nella grande famiglia avisina, e che il presidente provinciale dell’associazione, Davide Brugnati, assegna come merito all’azione capillare svolta dai volontari: «arrivano giovani dalle superiori e dall’Università, tra i quali si è diffuso un messaggio che avete portato nelle scuole». Non sono solo numeri positivi, però, quelli che il presidente illustra. Visto che esiste il limite delle persone che preferiscono donare in città, congestionando la sede estense, mentre mancano donazioni nei punti prelievo provinciali. Una possibile soluzione? Certamente «la leva della prenotazione, anche se è un aggravio di lavoro in più per poi volontari», dice Brugnati. Messaggi che trovano concorde il consigliere regionale Avis, Andrea Tieghi, mentre tra le realtà che meglio hanno introiettato il meccanismo delle prenotazioni c’è la sede di Bondeno: il suo presidente Mario Sforza parla di circa mille sacche raccolte nel corso dell’anno e dell’ingresso di circa 30 nuovi giovani in Avis. Esiste, insomma, ancora molto da fare. Insistendo sull’informazione fornita al cittadino, certo, ma anche nella gestione sanitaria del sangue – come ha spiegato la dottoressa Paola Antonioli dell’azienda ospedaliero-universitaria Sant’Anna – che in questi anni ha spostato il tiro verso un processo in grado di migliorare gli outcome (in pratica, gli esiti) ed una virtuosa gestione del sangue.
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