Boiardo, autore dell’Orlando innamorato e formidabile traduttore dei classici latini
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MATTEO MARIA BOIARDO
(a 520 anni dalla morte)
Matteo Maria Boiardo (1441-1494) nacque a Scandiano di Reggio Emilia da famiglia nobile, intraprese gli studi classici a Ferrara sotto la guida del nonno Feltrino e, pur ereditando all’età di diciannove anni il feudo avito, dimorò sempre più spesso presso la corte degli Este, per i quali svolse varie missioni diplomatiche. Amò la bellissima Antonia Caprara, a cui dedicò i tre libri degli Amores: il testo lirico unanimemente riconosciuto come il più significativo di tutto il Quattrocento. Ma si sposò con Taddea Gonzaga, alla quale si deve la pubblicazione postuma, nel 1495, della prima edizione integrale della grande opera lasciata incompiuta dal poeta: l’Orlando innamorato.
Oltre al suo celebre capolavoro e agli Amores, il Boiardo scrisse le dieci Ecloghe volgari e le dieci Pastoralia latine, il dramma Timone, i quindici Carmina de laudibus estensium, i trentun distici degli Epigrammata, le traduzioni delle Vite degli eccellenti capitani di Cornelio Nepote, della Ciropedia di Senofonte, della Istoria imperiale di Ricobaldo, dell’Asino d’oro di Apuleio e delle Storie di Erodoto, senza inoltre dimenticare le settantotto terzine dei Tarocchi e le centonovantatre Lettere, una delle quali scritta in latino.
Ma l’opera fondamentale di Matteo Maria Boiardo resta come si è detto l’Orlando innamorato, preceduta dagli Amores (o Amorum libri tres o ancora Canzoniere), una raccolta di sonetti e canzoni fortemente influenzata dallo stile del Petrarca. «Il passaggio dalla lirica petrarchistica al poema epico/cavalleresco – commenta il critico Giuseppe Anceschi – si compie in brevissimo periodo di tempo: su ciò sono concordi i maggiori studiosi di Boiardo. Se infatti si vuole conclusa la stesura degli Amores nel 1476 e già composti i primi ventinove canti del I libro dell’Innamorato a metà del 1478, bisogna dire che in assai breve volgere di tempo il poeta scandianese abbia mutato linguaggio e prospettiva del suo fare poetico».
Costruito su una trama che amalgama liberamente la materia epica del ciclo carolingio con quella amorosa/romanzesca del ciclo bretone, l’Orlando innamorato si sviluppa al di fuori di una struttura programmatica, ubbidendo invece a un costante impulso fantastico. Fa da filo conduttore la storia dell’amore di Orlando per Angelica, intorno alla quale si innestano gli altri amori, le gelosie e le lotte dei cavalieri cristiani e pagani. Il poema si interrompe con il duello fra Ranaldo e Orlando, separati da Carlo Magno che promette Angelica in sposa a quello dei due che combatterà più valorosamente nell’imminente battaglia. Da questo episodio prende le mosse l’Ariosto per la stesura del suo Orlando furioso. I centri geografici della vicenda sono solo apparentemente tali, in quanto essi rappresentano il punto di partenza e di arrivo delle due forze dinamiche: l’amore e la guerra, che disperdono i paladini e i Saraceni in giro per il mondo, in un caleidoscopico avvicendarsi di paesaggi naturali e fiabeschi.
Tratto dal libro di Riccardo Roversi, 50 Letterati Ferraresi, Este Edition, 2013
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Riccardo Roversi
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