“Guardare oltre la propria comodità, per scoprire la scomodità dell’altro”. Queste sono le parole di un ragazzo alla fine del presidio. “Non conoscevo al situazione, non ne avevo mai sentito parlare. Ho preso contatti, grazie per esserci stati”.
In un pomeriggio a ridosso del Natale, la Darsena è uno dei luoghi di passaggio della Milano ignara, che vive lontano dalla Stazione Centrale, dove qualche sera fa la polizia locale in nome del decoro urbano è passata assieme all’Amsa gettando acqua addosso ai senza fissa dimora che dormivano sotto i tunnel e ha gettato infine nel camioncino dei rifiuti tutto ciò che le persone non sono riuscite a portarsi via, come coperte e sacchi a pelo bagnati ormai inutilizzabili.
Una Milano ignara che vive lontano anche da Via Corelli, dove sorge il famigerato Centro Per il Rimpatrio di Milano. Così proprio in questo luogo, sulle rive del Naviglio, domenica 19 dicembre la rete NOCPR ha organizzato un presidio per far conoscere ciò che si vuole far passare sotto silenzio, nascondendo la polvere sotto il tappeto.
La prima settimana di dicembre Wissem Abdel Latif, 26 anni, tunisino, è morto nel CPR di Ponte Galeria, e B.H.R. 41 anni, marocchino, in quello di Gradisca di Isonzo.
Si aggiungono agli altri 6 morti nei CPR d’Italia dal 2019 ad oggi:
Moussa Balde, 23 anni, Nuova Guinea, CPR di Torino, maggio 2021;
Vakthange Enukidze, 37 anni, Georgia, CPR di Gradisca d’Isonzo, gennaio 2020;
Ayman, 34 anni, Tunisia, CPR Pian del Lago – Caltanissetta, gennaio 2020;
Orgest Turia, Albania, luglio 2020, CPR di Gradisca d’Isonzo;
Hossain Faisal, 32 anni, Bangladesh, CPR di Torino, luglio 2019;
Harry, 20 anni, Nigeria, CPR di Brindisi Restinco, giugno 2019.
Non finisce qui. Sono circa 30 i morti di CPR dalla loro istituzione con la legge Turco-Napolitano nel 1998. Il 16 dicembre è arrivata la notizia di un 31enne incosciente soccorso in gravissime condizioni al CPR di Milano, in merito al quale non si hanno ancora aggiornamenti.
Al CPR di Torino si è giunti fino a 6 tentativi di suicidio al giorno.
Le condizioni sanitarie dei trattenuti del CPR di Milano, un lazzaretto alla deriva, e le notizie di pestaggi da parte delle forze dell’ordine hanno condotto all’apertura di due fascicoli alla Procura di Milano e alla richiesta di sequestro del centro.
Dossier su dossier stanno portando alla luce quei gironi infernali senza legge e senza controllo che sono i 10 Centri di Permanenza per il Rimpatrio disseminati sul territorio della nostra penisola, dove gli emarginati sono ancora più emarginati, dove è sospeso ogni diritto, dove con l’alienazione dentro gabbie disumane è annientata la dignità umana fino all’induzione al suicidio.
Quando, da porti franchi dove l’eccezione al rispetto dei diritti della persona in quanto tale è la quotidianità, si arriva a luoghi di morte – ricercata per disperazione o provocata da abusi e soprusi a danno di persone affidate alle cure dello Stato senza alcun controllo e spesso senza che ci sia una famiglia che pretenda giustizia – non è più tempo di esitare. E’ una questione che riguarda tutti e tutte.
(Fonte NOCPR)