Barcellona-Ferrara, la “Rosa di fuoco” in dodici stanze e tanti sguardi
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Ferrara-Barcellona: pronti, via! La mostra è partita. Sono arrivati tanti viaggiatori di spazio e tempo a scoprirla, la “Rosa di fuoco”, dedicata alla Barcellona di Picasso e Gaudì [vedi]. Per conoscere opere e significato dell’allestimento nel Palazzo dei Diamanti un centinaio di giornalisti e addetti ai lavori in visita nel fine settimana appena trascorso. Ecco un piccolo viaggio nei viaggi di chi l’ha guardata in anteprima.
Incantata dal mega-modello, costruito con corde e catene da Antoni Gaudì, è Eleonora Sole Travagli, gionalista e addetta stampa del Jazz club Ferrara. Eleonora si affaccia allo specchio che invade quasi tutto il salone d’apertura e guarda quello che il massimo esponente del Modernismo catalano ha architettato più di un secolo fa. Per costruire la chiesa della Colònia Güell, Gaudì si inventa questo sistema di funi ed elementi penzolanti. Uno stratagemma che dà forma a corpi organici e sinuosi, che poi – capovolti – diventano torri e guglie. Sono gli elementi costruttivi per la chiesa del villaggio realizzato, a una ventina di chilometri da Barcellona, per i lavoratori delle fabbriche del mecenate Eusebi Güell. Questa chiesa, mai terminata, ricorda nelle forme organiche l’immensa e variegata Sagrada Familia. “Un anticipatore incredibile – dice Eleonora ammirata – e con un espediente come questo dimostra il suo approccio così poco convenzionale alla progettazione”. In effetti la vista del modellino in metallo, appeso al soffitto e specchiato, vale già tutta la visita. Lo specchio mostra quello che Gaudì voleva vedere, la versione capovolta delle curve sinuose. All’epoca, il rovescio dell’immagine, lui, lo realizza nello schizzo a carboncino, appeso nella stessa stanza. Insieme, il disegno e il modello ricostruito ora dal Centro di applicazione informatica dell’Università della Catalogna, materializzano la forza innovativa della sua arte, avveniristica e fuori dagli schemi.
A soddisfare Carlo Valentini, giornalista e inviato per la terza rete Rai dell’Emilia-Romagna, è soprattutto il tuffo che la mostra riesce a restituire tra le atmosfere artistiche che invadono tanti generi artistici, artigianali e sociali. “Gioielli, bozzetti, schizzi – dice – una stanza dopo l’altra riescono a farti entrare nello spirito di questo movimento artistico del secolo scorso”. E’ un po’ quello che fa notare la responsabile delle Gallerie civiche d’arte moderna e contemporanea, Maria Luisa Pacelli. Davanti alla giornalista di Telestense Dalia Bighinati, la direttrice di FerraraArte spiega che “con la rivoluzione industriale arriva la modernità e si porta dietro un’effervescenza creativa unica”. Un’altra telecamera riprende il curatore Tomàs Llorens, che nell’intervista raccolta dallo studio Esseci spiega come il modernismo catalano non sia uno stile, ma “una delle pagine più eclettiche della storia dell’arte di questa regione spagnola, fatta di apertura ai grandi movimenti culturali europei, assetata di sperimentazione e di desiderio di provare accostamenti anche contraddittori”. Sullo sfondo è appesa la “Ragazza in camicia”, opera-simbolo della mostra. E’ uno degli olii su tela di Pablo Picasso che si ferma ad ammirare Marco Sgarbi, attore, anima di Ferrara Teatro Off e direttore artistico del teatro comunale di Occhiobello, in visita con bebè in passeggino.
Il direttore scientifico del Mar, il Museo d’arte di Ravenna, Claudio Spadoni passa gioioso dalle sale del palazzo a quelle più intime della home-gallery di Maria Livia Brunelli, pochi numeri civici più in là, dove si svolge – come ormai consueto – il vernissage parallelo alla grande mostra dei Diamanti: è “Deflagraciòn” con le opere delle artiste Elisa Leonini e Ketty Tagliatti, ispirate dalla “Rosa di fuoco” .
Tra i cataloghi del ricco book-shop alla fine del percorso espositivo c’è Giuseppe Sangiorgi, caporedattore della rivista “EconErre” dedicata all’economia dell’Emilia-Romagna, che tra libri e oggetti ripercorre le mostre e le visite precedenti insieme alla collega Gianna Padovani, che cura la comunicazione web di Unioncamere.
Incantati, alcuni visitatori riflettono sguardi e scatti fotografici sugli specchi ondulati che Gaudì ha modellato per Casa Milà, mentre – una stanza dopo – restano catturati dal luccichio dei gioielli artistici. Sono ciondoli e monili che usano oro e pietre preziose per rappresentare le meraviglie della natura. Giardino in miniatura, ad esempio, la “Spilla con libellula”, creata tra 1903 e 1906 da Lluìs Masriera, con l’insetto sullo sfondo di soffioni in smalto. Una visione che prende vita fuori dalle sale, nel prato del cortile di palazzo dei Diamanti, dove soffioni veri spuntano nell’erba. Una bambina li raccoglie; poi soffia sui frutti essiccati prodotti dai fiori e fa volare in aria quei semi-paracadute. Gli adulti, intanto, i fiori li mangiano, nella versione a panino del buffet accanto ai bouquet di altri fiori, veri, di ispirazione Liberty.
Fino al 19 luglio a Palazzo dei Diamanti di Ferrara, corso Ercole I d’Este 21, l’esposizione continua. Tra gioielli floreali di diamanti, fiori decorativi, rosette di pane e soffi ai soffioni.
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Giorgia Mazzotti
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