Per fortuna esiste qualcosa che non si può abbattere, qualcosa che ha un colore trasparente, che trasuda energia da ogni sua diramazione, che infonde speranza ovunque ci si trovi e di fronte a qualsiasi avversità. Una parola magica, amica, a volte difficile da conquistare, ma unica, inafferrabile, inarrestabile, irrinunciabile, senza prezzo. Spesso siamo ignari di cosa significhi non averla; quando la si ha sempre avuta, quando per essa non si è dovuto lottare, quando ci è stata regalata fin dalla nostra nascita, quando non ci si misuri con la sua assenza. La libertà. Colorata di azzurro.
“C’era una volta un gigantesco albero azzurro al centro di una città. Era bellissimo e altissimo e più forte di qualsiasi altro. I suoi rami infiniti attraversavano le finestre e le porte delle case”. Questo è l’incipit del meraviglioso libro “L’Albero Azzurro”, del giovane scrittore iraniano Amin Hassanzadeh Sharif, pubblicato in Italia da Kite Edizioni, nella traduzione di Giulia Belloni.
Questi giovani autori iraniani non smettono di stupire. Amin è originario di Teheran, ma vive a Bologna, dove è approdato nel 2011 per perfezionarsi ai corsi dell’Accademia di Belle Arti. Le sue illustrazioni sono state pubblicate in tutto il mondo dall’editore Shabaviz e gli hanno portato vari riconoscimenti, fra cui il prestigioso premio “Golden Pen” della Biennale Internazionale di Belgrado, nel 2007.
“L’albero azzurro” è la prima storia interamente ideata, scritta e illustrata dall’artista iraniano: narra di un grande albero dal colore azzurro, che segna le esistenze degli abitanti di un villaggio inventato e imprecisato, un racconto “senza tempo e senza luogo”, come lo definisce lo stesso Amin. È un libro di poche pagine, che si divora in pochi minuti, ma che si sfoglia e ri-sfoglia, che fa fermare gli occhi più volte sulle sue illustrazioni e i suoi colori delicati ma intensi. I disegni sono bellissimi, una rara perla di fantasia, grandi tavole realizzate con la tecnica dello scratch e con colori a olio. Resterete affascinati da quei tratti in cui i diversi toni di marrone mettono in risalto il blu della pianta, una pianta che pare arrampicarsi sulle pagine, senza paura, senza ritegno, senza vergogna, arrivando su su, in alto in alto, verso i vostri pensieri liberi, leggeri e affascinati. Lunghi rami snelli, che paiono le braccia di un’elegante e aristocratica signora d’altri tempi, sembrano volersi intrecciare con i vostri sogni avvolti dal colore.
Quell’albero speciale e innocente era testimone della vita tranquilla degli abitanti del paesino che vivevano a stretto contatto con lui, amandolo, rispettandolo e condividendone la crescita giorno dopo giorno. Ma come accade in molte favole, i cattivi attendono imperterriti e impavidi, annidati dietro l’angolo: in questo caso il perfido figuro è l’invidioso e fosco re del villaggio, che odia quell’albero imponente perché la sua fama e la sua bellezza offuscano quelle del palazzo reale. Ogni anno, quindi, ordina ai suoi uomini ubbidienti e servizievoli di alzare le mura di cinta e di tagliarne tutti i rami che si avvicinano troppo al palazzo, ma ogni volta qualcuno riesce a valicare le mura. Incurante del potere. L’invidia porta le persone a essere cattive e il re non fa eccezione. Le conseguenze del suo gesto saranno inaspettate.
Perché la libertà, preziosa, sempre svetta e alla fine trionfa. Non la si può abbattere, perché troverà comunque il suo magico spazio azzurro nei meandri di ogni cattiveria e perfidia umana. Bella morale, in un mondo in cui si parla tanto di libertà senza comprenderla veramente.
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Simonetta Sandri
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