Attesa per il progetto Ex Mof: dove c’era l’erba magari tornerà
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C’erano i bastioni delle mura, c’erano gli alberi e c’era una distesa verde di prato. Adesso è il piazzale desolante dell’ex Mercato ortofrutticolo, diventato un parcheggio con adiacente capolinea delle corriere e una grata di ferro che divide l’area di sosta dei pullman dalla striscia di asfalto nera della nuova ciclabile realizzata su via Rampari di San Paolo. Proprio in quell’ultimo tratto della strada che porta il nome tecnico di rampari (cinta di terra a protezione dei muri delle fortificazioni) l’antica muraglia non c’è più e nemmeno gli alberi che pochi metri più in là costeggiano il sottomura. È l’unico pezzo di mura mancante del perimetro intorno Ferrara. Un’amputazione che mostra bene la mappa cittadina del Touring, dove il pezzo di mura distrutte è ricostruito con una linea tratteggiata.
Ora (venerdì 14 luglio 2017) in Municipio è stato presentato il “Piano di fattibilità per riqualificare l’area della Darsena di San Paolo, ex Mof e Meis”: uno studio in termini tecnici ed economici per il recupero di questa parte della città, che ha ottenuto il finanziamento di 18 milioni di euro del Piano statale di interventi per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie nazionali. A illustrarlo e a ridare qualche speranza per il verde scomparso e per la continuità di quei baluardi distrutti sono intervenuti il sindaco Tiziano Tagliani con gli assessori comunali Aldo Modonesi (Lavori pubblici) e Roberta Fusari (Urbanistica). Grande è l’attesa per quel pezzetto desolato di asfalto dentro al cuore storico cittadino scrutando la tavola del Masterplan alla ricerca di una risposta bella, verde e ariosa. Il sindaco Tagliani parla di “uno degli impegni più significativi per la città” e l’assessore Modonesi anticipa che “bisognerà anche ricollocare funzioni come quella del terminal dei bus, che non ha più ragione di essere diviso in due diversi luoghi cittadini, ma diventa strategico accorpare all’altro, ampliandolo, nella zona di via del Lavoro vicino alla stazione ferroviaria”.
Ma com’era questo pezzo di città? Perché sono stati rasi al suolo il verde e la cinta muraria?
Camminando per Rampari di San Paolo, il panorama è piacevole in tutta la prima parte che si immette all’incrocio tra via Piangipane, via Bologna e via Kennedy e – a parte i marciapiedi accidentati – tutto sommato è una strada bella, ombrosa, ampia e alberata e c’è solo da sperare che non vengano abbattuti gli alberi esistenti e quel pezzo che resta dei bastioni. Superato il retro del nascente Meis (Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah), gli alberi si diradano fino a scomparire, ma resta il terrapieno verde dei bastioni. Poi anche quest’ultimo tratto di mura sparisce e lascia spazio all’asfalto puro a partire dall’incrocio con via della Grotta fino all’immissione in corso Isonzo.
Chi e come ha distrutto la continuità della muraglia che, per il resto, circonda Ferrara?
A ricostruire la storia di questo pezzetto cittadino maltrattato viene in supporto il responsabile dell’Ufficio comunale Ricerche storiche Francesco Scafuri. Mappe antiche alla mano, Scafuri mostra che la spianata dell’antica muraglia avviene a partire dal 1930. “La volontà di aprire un accesso al centro storico nella zona sud della città porta gli urbanisti dell’epoca ad abbattere quel che restava del baluardo di mattoni, che già nei secoli era stato oggetto di distruzione”. Il problema di quel tratto di mura sta nel fatto che a partire dal Seicento si congiungeva con l’odiata fortezza papale, eretta poco oltre la zona ora occupata dall’Acquedotto, dove adesso c’è il parco pubblico di viale IV Novembre con la statua di papa Paolo V. “La fortezza – spiega Scafuri – viene fatta costruire per volontà del Papa quando (con la devoluzione avvenuta nel 1598) lo Stato della Chiesa soppianta il Ducato estense, rivendicando la mancanza di discendenza legittima degli Este e di fatto riappropriandosi del feudo di Ferrara. Quel fortilizio, simbolo di potere imposto, viene smantellato dalle truppe napoleoniche francesi, ma torna alla sua odiata funzione con l’avvento degli austriaci che ne fanno un presidio militare”, che rappresenta ancora una volta il dominio dello straniero sulla popolazione. Una serie di circostanze che rendono poco amato questo pezzo di città e aprono forse la strada agli interventi rinnovatori e un po’ spregiudicati degli anni Trenta. È quello il decennio in cui vengono costruiti piazza XXIV Maggio con il monumentale serbatoio dell’Acquedotto, il Mercato ortofrutticolo con la palazzina ora in restauro (realizzata tra 1936 e 1937) e il prolungamento di corso Isonzo fino a via Darsena.
Qualcosa era rimasto, però, dei bastioni e del verde davanti al Mof (mercato ortofrutticolo). Lo rivela una fotografia pubblicata nel libro di Paolo Ravenna su “Le Mura di Ferrara” e scattata da un aereo della Raf (Royal Air Force) a fine marzo 1944, prima dei bombardamenti anglo-americani. Le bombe lanciate durante la Seconda Guerra Mondiale e poi la spinta alla ricostruzione del dopoguerra probabilmente hanno fatto piazza pulita anche di quello che rimaneva dei mattoni che sostenevano la barriera erbosa (i “rampari”, appunto) che si scorgono ancora nella vecchia fotografia aerea.
Sarebbe bello ora che almeno una parte di quel verde potesse essere ripristinato. Magari un lungo viale alberato, come ideale prosecuzione dei bastioni che ci sono poco più in là, che possa offrire ombra e ossigeno a questa zona martoriata, da ricucire con il resto della città storica a cui appartiene. Una promessa di bellezza e risanamento ambientale che riprende fiato tra le pagine del “Piano di fattibilità”. In grande attesa dei progetti concreti per riqualificare l’area della Darsena di San Paolo, ex Mof e Meis con la supervisione della soprintendenza.
Per approfondimenti tecnici e tavole progettuali del “Piano di fattibilità per riqualificare l’area della Darsena di San Paolo, ex Mof e Meis” vedi CronacaComune del 14 luglio 2017
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Giorgia Mazzotti
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