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Ex-Autogrill Cantagallo, Casalecchio sul Reno, 1 dicembre (quarta parte) by Wu Ming 1

4.SEGUE – Tra due ore sarà l’alba, ci prepariamo ad accoglierla.
Dal tetto dell’autogrill, da cento bocche, si alza il vapore dei nostri respiri.
Lucifero, astro del mattino, Venere, unico pianeta dal nome di donna, è visibile a oriente. Splende nel margine destro del mio campo visivo.
Rivolti a settentrione teniamo gli occhi chiusi, lingua contro il palato, respiriamo dal naso. I denti non devono toccarsi.
Mani rilassate davanti all’addome, tra ombelico e pube.
Chi ha una sola mano, le usi comunque entrambe.
Immaginiamo di sorreggere una sfera, una sfera nera, ne saggiamo il peso. I polmoni sono pieni. Ora espiriamo e la sfera inizia a ruotare in senso antiorario, accarezzando palmi e polpastrelli. Sentiamo il movimento, lo assaporiamo, avvertiamo l’attrito leggero della superficie liscia. A ogni espirazione la
rotazione accelera, e quando inspiriamo torna a farsi più lenta.
Avviene diciotto volte.
Da qui in avanti, a ogni espirazione la sfera si ingrandisce ed entra nell’addome, fino ad accarezzare i reni. Inspiriamo, la sfera rallenta e torna alle dimensioni di prima, confinata nel cerchio delle mani.
Avviene novanta, centottanta volte. Le mani sono piene di fuoco.
Adesso, mentre la sfera si espande e si contrae, immaginiamo di ingrandirci a nostra volta, a ogni espirazione siamo sempre più alti. Accanto a noi, all’altezza degli occhi, vediamo la luna.
Puntiamo lo sguardo sulla stella del Nord. Polaris, ultimo astro del Piccolo Carro. Guardiamola: la sua luce viaggia nel vuoto per più di quattrocento anni, prima di raggiungere i nostri occhi e
attivare i fotorecettori.
La luce che vediamo adesso fu irradiata mentre l’Inquisizione processava Galileo, il sapiente a cui dobbiamo il nostro telescopio.
La luce che vediamo adesso fu irradiata mentre s’iniziava a costruire il Taj Mahal, un palazzo lontano, molto più antico del Cantagallo.
La luce che vediamo adesso fu irradiata quasi tredici miliardi di secondi fa.
Tratteniamo il respiro per tredici secondi.
Moltiplichiamo per mille il tempo di questa apnea.
Moltiplichiamo per mille il risultato.
E’ un millesimo del tempo impiegato dalla luce di Polaris per arrivare a noi.
La luce che irradia adesso non la vediamo. La vedrà, tra quattro secoli, chi verrà dopo di noi.
Ora guardate la stella del nord, guardatela con nuovi occhi.
Un giorno, tra dodicimila anni, Polaris verrà rimpiazzata e in quel punto del cielo, al suo posto, vedremo Vega.
Salutiamo Polaris, e ringraziamola. Ha svolto un buon lavoro.
Diamo il benvenuto a Vega.
Ora guardiamo giù, verso il pianeta. Giù, verso il pianeta, tra dodicimila anni.
Dove un tempo sorgeva Bologna, tutto è coperto da un grande bosco.
La sfera entra nell’addome per l’ultima volta. Mentre lo fa si rimpicciolisce fino a scomparire. Portiamo le mani poco sotto l’ombelico e massaggiamoci in senso antiorario.
Immaginiamo di rimpicciolire a nostra volta, a ogni espirazione siamo sempre più bassi, finché non torniamo a terra.
Il Cantagallo non c’è più. Al suo posto, una radura erbosa.
Intorno a noi solo alberi.
Non siamo soli. Altri umani sono intorno a noi, camminano senza urtarci ma non ci vedono.
Siamo andati avanti dodicimila anni meno due ore. Di nuovo mancano due ore all’alba. Questi umani, nostri discendenti, si preparano ad accoglierla, rivolti a settentrione. Il loro sguardo cerca e trova Vega, la stella del nord. Tra le loro mani la sfera si espande e contrae. Nella loro mente, sono già più alti dell’atmosfera. Possono toccare la luna.
Un giorno, fra tredicimila anni, Vega verrà rimpiazzata e in quel punto del cielo, al suo posto, gli umani vedranno di nuovo Polaris.
Salutano Vega, questi nostri discendenti, e la ringraziano. Ha svolto un buon lavoro. Danno il bentornato a Polaris, e noi con essi.
Ora, da quelle altezze guardano giù, verso il pianeta, verso di noi, ma non vedono noi.
Vedono come sarà tra tredicimila anni.
Tra poco scenderanno e, accanto ad essi, i loro discendenti guarderanno verso nord.
E così via, lungo la catena dei millenni, tra glaciazioni, disgeli, nascite e declini di civiltà, fino a vedere la notte dell’ultimo rituale.
Ora torniamo indietro, torniamo qui, al Cantagallo. Ogni espirazione ci porta indietro di mille anni.
Il sole comincia a sorgere. Ci attende una giornata di lavoro, le mani sono colme di energia.
Diamoci da fare.

Dogato e Bologna, ottobre – dicembre 2008.
A Graziano Manzoni, “in memoriam”.

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Racconto apparso nell’antologia “Anteprima nazionale. Nove visioni del nostro futuro invisibile.” A cura di Giorgio Vasta, Minimum Fax, Roma 2009.
© 2009 by Wu Ming 1, [
vedi]

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