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Ho fatto una prova. Mi sono iscritto ad alcuni gruppi facebook promossi da questo a quel militante di questa o quella corrente del PD. Impressioni? Molto peggio di una Curva Sud: non ho mai letto tanti insulti incrociati verso i compagni di banco: contro Zingaretti, contro Renzi, contro Emiliano, contro Calenda, contro Martina… Confido nella vostra immaginazione ed evito il copia-incolla, sarebbe una inutile cattiveria.
Non sono mai stato iscritto al Partito, né prima, quando c’era ancora il Grande Partito Comunista Italiano, né dopo, quando è iniziata la sua fase transformer: PdS…DS…PD. Ammetto, tanto tempo fa mi piaceva Berlinguer – come facevi a non volergli bene? – ma non aderivo né simpatizzavo per le sue scelte politiche. Molta meno simpatia ho provato per la lunga sfilza di segretari e reggenti che, di sconfitta in sconfitta, si sono passati il testimone negli ultimi decenni. Così sto alla finestra: guardo, ascolto, leggo, e mi assale una gran tristezza. Con in tasca la mia tessera di non-simpatizzante, assisto allibito a una scena apocalittica. Un quadretto dantesco. All’interno c’è una lotta confusa e furibonda che impegna tanti diavoletti: ex segretari, capicorrente, padri nobili, ex volti nuovi, candidati o quasi candidati. Alle loro spalle, attivissime sui social, le sparute truppe dei rispettivi tifosi un contro l’altro armati. Intanto, sopra il girone infernale, sulla testa dei rissosi diavoletti, piove una grandinata incessante (da Destra ma anche da Sinistra) di articoli, commenti, lezioncine, appelli, de profundis, lazzi, ingiurie.
E’ vero, Tutto al mondo ha una fine, anche un partito naturalmente, ma l’implosione del Partito Democratico ha qualcosa di astronomico. E’ come essere a due passi da un buco nero che si mangia tutto quello che gli sta intorno. O assistere a una reazione nucleare a catena che nessuno è più in grado di fermare. O – terza metafora, tanto per farmi capire – stare nel mezzo di una prateria americana e vedere arrivare il vortice nero del ciclone che spazzerà via ogni cosa o persona. Te compreso. Anche se non c’entri nulla e passavi di lì per caso.
Insomma, c’è qualcosa di “grandioso” nell’agonia in diretta di quello che fu il più grande partito comunista d’Europa. E come tutte le cose grandiose fai davvero fatica a capirla fino in fondo. Continui a farti delle domande e a non trovare le risposte. Possibile che i leader (di prima, seconda e terza fascia) non sappiano che giocare al massacro porta inevitabilmente… al massacro? Possibile che nessuno si impegni in una vera autocritica? Che nessuno comprenda che occorre invertire di 180 gradi la linea politica, culturale, economica degli ultimi vent’anni? Che nessuno pensi di abbandonare le vecchie ricette neoliberiste per proporre qualcosa di nuovo e di diverso ai disoccupati, ai precari, ai poveri, ai vecchi pensionati e ai nuovi arrivati? Che a nessuno venga in mente di “ribaltare la piramide”, di chiedere le dimissioni non della Segreteria, ma di tutta la Direzione Nazionale?
Ma è come essere in alto mare mentre infuria una tempesta conradiana. La linea che divide il cielo minaccioso dalle onde di schiuma è scomparsa. Nessuno vede niente. Né il capitano, né l’ultimo dei marinai. La nave è ingovernabile e ha scelto da sola la sua rotta, corre verso gli scogli delle prossime elezioni europee.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it