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da: ufficio stampa Partito Democratico Emilia-Romagna

Nadia Rossi: “Basta con l’approccio folkloristico, questi prodotti hanno funzione propagandistica”.

“Agire in tutte le sedi più opportune perché il reato di apologia di fascismo (previsto all’articolo 4 della cosiddetta legge Scelba) sia integrato anche con riferimento alla vendita e diffusione di beni, gadget o oggetti vari con immagini del regime fascista e nazista, in tutte le differenti modalità in cui essa può avvenire”.
È quanto chiede la risoluzione presentata dal Pd in Regione (prima firmataria Nadia Rossi e sottoscritta anche dai gruppi di Sel e de L’Altra Emilia-Romagna) che invita la Giunta ad attivarsi perché il reato di apologia del fascismo venga integrato e inserito nel codice penale, prevendo la repressione di reati specifici legati alla riproduzione di atti, linguaggi e simboli del nazifascismo.
Secondo la Consigliera Pd Nadia Rossi “la vendita di gadget, beni di consumo e altro ancora che ritraggono immagini e simbologia dei regimi fascisti e nazisti non può essere derubricato a mero fenomeno di costume. Peggio ancora sarebbe arrendersi all’abitudine e vedere certe immagini in vetrina o tra i banchi dei mercatini, senza provare fastidio se non indignazione”.
“Emerge la necessità di aggiornare la normativa nazionale”. Una necessità condivisa a livello parlamentare da due proposte di legge targate PD: una dei deputati romagnoli Lattuca, Di Maio e Arlotti sottoscritta in questi giorni che ha l’obiettivo di rendere esplicitamente illegale la produzione e vendita di oggetti, gadget e souvenir fascisti; l’altra del deputato Fiano e altri, che chiedono l’inserimento del reato di propaganda del regime fascista e nazista nel codice penale.
“I tentativi di sminuire questo dibattito, derubricando il tema come ‘secondario’ e non prioritario, vanno rispediti al mittente. E’ sufficiente guardare all’Europa e al nuovo vigore di movimenti nazionalisti che spesso richiamano gli ideali di certi regimi, per capire come l’argomento sia di estrema attualità e abbia dirette implicazioni culturali.
Ritengo quindi opportuno – chiosa la Consigliera Rossi – che anche la Regione, per quanto di sua competenza, faccia la propria parte, sostenendo la necessità di contrastare la diffusione propagandistica di tutto ciò che possa avere richiami a principi, fatti e metodi di un passato già sconfitto dalla storia”.

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