Skip to main content

Anche gli elefanti possono varcare le soglie strette

Avete mai provato a voler far entrare un elefante in un capannone attraverso una porta che è evidentemente troppo piccola? È la sensazione che si prova quando si lancia un’idea che non è nuova, ma lo è per il vostro uditorio. Ma se il mondo nel tempo è cambiato credo proprio che sia perché molti elefanti hanno varcato quelle soglie. La metafora non è mia, è del professor Norman Longworth, uno dei più autorevoli pensatori nel campo della formazione permanente. Secondo Longworth, l’elefante rappresenta, per un amministratore pubblico, le strategie e i piani della città per spingersi verso il futuro di una città che apprende. Il capannone contiene il futuro: ricco di opportunità, prosperità, stabilità sociale e intelligenza, benessere e felicità per i cittadini. La porta è la complessità, l’opportunità creativa: come possiamo renderla più larga?
Forse quanto segue vi fornirà alcuni spunti e risposte o forse no!

L’elefante a cui io mi riferisco è il Festival dell’apprendimento di cui ho già parlato in questa rubrica e che sta dentro alla politica per l’istruzione che mi piacerebbe vedere realizzata nella mia città, e che potrebbe attingere ai fondi messi a disposizione per questo dalla Commissione europea. L’idea del festival è quella di celebrare l’apprendimento e, così facendo, dimostrare a tutti che l’istruzione può essere divertente. Per molti la scuola non è un’esperienza piacevole da ricordare. Ma vedere illustrato dagli studenti quello che imparano a scuola, sentirli motivare per quali ragioni imparano, e raccontare come l’hanno appreso, può essere l’avvio di un modo di riconsiderare la scuola e lo studio, con occhio nuovo, con nuova attenzione e interesse, anche per quei ragazzi che la scuola ha escluso o che di fronte alla scuola si sono arresi, i nostri tanti neet (Not (engaged) in education, employment or training) e i tanti scolasticamente dispersi. Può essere fonte di rinnovata motivazione per chi già frequenta la scuola o l’avvio di un viaggio nuovo attraverso l’istruzione per chi la scuola l’ha abbandonata o per chi adulto ha voglia di riprendere a studiare. Frequentare un corso potrebbe significare acquisire una nuova qualifica, nuove competenze, forse avviare una nuova carriera.
Il Festival si propone di cambiare gli atteggiamenti verso l’apprendimento, portare le persone a comprendere che l’istruzione non è qualcosa che avviene solo all’interno delle scuole e delle università, ma che essa inizia con la nostra nascita e dura fino alla nostra morte. E’ un evento che si svolge in diversi luoghi e spazi della città, nelle piazze, nelle strade, nei centri commerciali, nei parchi, nelle scuole, nei campi sportivi, nelle biblioteche, nei musei, sull’acqua, con spettacoli, dibattiti, sessioni di degustazione, visite guidate, esposizioni, dimostrazioni, laboratori, mostre, workshop.
Tutto ciò che è richiesto, è il contributo delle scuole, dell’università, delle numerose organizzazioni di volontariato, delle associazioni, delle istituzioni culturali, delle biblioteche, dei musei e innanzitutto la volontà dell’amministrazione cittadina.

Penso che se la nostra città avesse una struttura permanente tipo “Forum per l’apprendimento” potrebbe lavorare per organizzare durante l’anno il suo festival dell’apprendimento, coinvolgendo i quartieri e le loro risorse in termini di scuole, di volontariato, di associazioni culturali e quant’altro. Penso che se ci fosse un progetto condiviso, si potrebbe motivare e finalizzare il lavoro degli studenti e degli insegnanti, dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori, alla formazione professionale, per presentare la loro ricchezza di proposte alla città, per realizzare open day e giornate della didattica nell’ambito del festival dell’apprendimento, perché intorno alle loro fatiche ci sia il riconoscimento, l’affetto e la solidarietà di tutta la cittadinanza. Sarebbe riconoscere concretamente e pubblicamente quanto la città considera importante il lavoro, l’intelligenza e la fatica quotidiana delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Una città che si stringe attorno a chi si impegna nell’arricchire se stesso di sapere e di competenze, non può non essere a vantaggio di tutta la nostra comunità. Testimoniare la nostra riconoscenza per il contributo che danno nel fare della nostra città una città che apprende.

Non ci mancano le risorse per riempire le giornate e gli spazi di iniziative. Dai laboratori della memoria, ai laboratori di scienze, di matematica viva, di scrittura, d’arte e di murales, di disegno e grafica. Ai laboratori di musica, ai concerti eseguiti dai nostri allievi del conservatorio e dei corsi a indirizzo musicale, ai cori delle scuole. Ai laboratori di degustazione e cucina tenuti dagli allievi del nostro istituto alberghiero, al giardinaggio e all’agricoltura con gli studenti del Navarra, fino alla moda con gli studenti dell’Ipsia. Penso al contributo di creatività che potrebbero dare gli studenti del Dosso Dossi, le idee di abitabilità e ambiente che potrebbero suggerirci gli studenti dell’Aleotti. Penso all’importanza dello sport e dell’educazione motoria, al contributo che potrebbero dare le nostre associazioni sportive. E potrei continuare a lungo. Potremmo conoscere e dare un nuovo impulso alle esperienze delle classi tecnologiche, conosciute come Classi 2.0 di cui forse la città conosce poco. Le esperienze di twinning, di gemellaggio con le scuole di altri paesi. Il teatro delle scuole, le storie di vita di adulti e anziani, le librerie per apprendere, leggere in famiglia, gli incontri con gli scrittori, Ferrara walk, documentari, fotografie, Vivicittà, la Città bambina, il Centro per le famiglie, Estate ragazzi, la rete internazionale delle città universitarie, Unicef, le escursioni con il battello sul Volano, i Planetari e tanto altro ancora. I seminari: la città del futuro, ambiente e benessere, l’apprendimento tra locale e globale, istruzione e formazione professionale, scuola aperta, disabilità, i Cpia e il futuro dell’istruzione per gli adulti, l’edilizia scolastica, gli ambienti dell’apprendimento, bambini, insegnanti, genitori, il festival mondiale della creatività nella scuola. Insomma il materiale non manca, neppure le idee, si tratta solo di volontà e di organizzazione.
Uno spazio per divertirsi imparando, per pensare, uno spazio per parlare, uno spazio di confronto, un luogo per sperimentare, un luogo per aggiornare l’approccio di tutti sulla formazione.
Ma per far passare l’elefante dalla porta, occorre mettere insieme i bambini, gli studenti, gli insegnanti e i genitori, coinvolgerli nel dibattito sulla e per la città che apprende, chiedere alle nostre scuole di contribuire a crearla e farla crescere, perché esse ne sono la parte più importante.

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

Giovanni Fioravanti

Docente, formatore, dirigente scolastico a riposo è esperto di istruzione e formazione. Ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della scuola a livello provinciale, regionale e nazionale. Suoi scritti sono pubblicati in diverse riviste specializzate del settore. Ha pubblicato “La città della conoscenza” (2016) e “Scuola e apprendimento nell’epoca della conoscenza” (2020). Gestisce il blog Istruire il Futuro.


PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)