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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Mai guardare nell’occhio dell’abisso
altrimenti l’occhio potrebbe guardare te

(E.A.Poe)

“Vivere nel sogno. Toccati dal Fuoco – La vita tormentata di Edgar Allan Poe”. E’ questo il titolo dell’ultimo appuntamento della settima edizione di “Anatomie della Mente e altre storie”, l’ormai conosciuto e seguitissimo ciclo di conferenze di varia Psicologia a cura di Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara, che si terrà domani, giovedì 12 giugno, dalle ore 16.30 alle ore 19 alla Biblioteca Comunale Ariostea, (via Scienze, 17).

Ed è proprio il Prof. Caracciolo ad anticiparci l’argomento della conferenza…

Baltimora, Stati Uniti d’America, 3 ottobre 1849. Un biglietto scritto a matita viene recapitato al dottor J.E.Snodgrass:
“Caro Signore
nella Sala Elettorale di Ryan nella 4° Circoscrizione c’è un signore in condizioni molto gravi che risponde al nome di Edgar Allan Poe; sembra ridotto alla disperazione. Egli afferma di conoscerla, e le assicuro che ha bisogno immediatamente di aiuto. In fretta, suo Jos.W.Walker”
Sotto la fredda pioggia d’ottobre il dottor Snodgrass si reca senza indugio sul luogo indicato dove trova il più grande poeta e scrittore d’America, circondato da mendicanti, in abiti sporchi e laceri che non gli appartengono, abbandonato su una sedia “col volto stravolto per non dire gonfio, e sporco, i capelli non erano pettinati e tutto l’aspetto fisico era ripugnante. La larga fronte e quegli occhi grandi e dolci ma pieni d’anima che lo caratterizzavano quando era in sé, ora senza luce come si poteva constatare, era nascosti sotto un cappello di palma tutto rovinato, quasi senza bordi, strappato e senza nastro.”
Viene accompagnato al Washington Hospital, dove sembra riprendersi dal suo vacuo torpore per esclamare con grande energia che non voleva cure né visite di amici dato che ‘la cosa più opportuna che un amico potesse fare era di fargli saltare le cervella con un colpo di pistola perché si augurava di scomparire subito sotto terra’. Domenica, dopo quattro giorni di delirium tremens, e dopo aver chiamato tutta la notte un certo Reynolds, spira dicendo dolcemente “Il Signore venga in aiuto della mia povera anima”. È l’epilogo di una vita difficile e sregolata, costellata di morti precoci e abbandoni, di trasporti amorosi e delusioni cocenti. Un’esistenza segnata dall’alcool e dal laudano, oppiaceo allora molto in uso, da visioni, deliri e incubi in cui momenti di pazzia e intervalli di lucidità si succedono continuamente. Dalla vita alle opere, il fascino della Morte Rossa e dell’Orrore segna le sue tappe nella morte della madre per emottisi, e per la morte della moglie-bambina Virginia sposata quando ancora aveva 14 anni, morta lei pure per emottisi di natura tubercolare. Non per caso Poe si mise a dipingere proprio negli anni della malattia di Virginia gli splendori insanguinati che sono descritti in The Mask of Red Death. Il rosso del sangue ed il bianco spettrale pallore della morte, che ricorrono come temi nelle sue opere, a partire dal suo romanzo “Gordon Pym”. La psicobiografia della vita e delle opere di Poe ci restituisce dunque una dimensione umana della genesi dei suoi capolavori, spettrali e allucinati, mentre il folgorante bagliore dell’amore per la madre perduta riemerge attraverso le sue poesie, che della sua opera rappresentano la componente artisticamente ancora più originale rispetto ai più famosi Racconti.

Prossimo appuntamento:
Giovedì 18 dicembre 2014
ore 16,30
per la prima Conferenza del nuovo ciclo di ANATOMIE DELLA MENTE

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UNIVERSITA’ DI FERRARA



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