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Bologna, 8 marzo 2022 – Nella Giornata internazionale della donna, il Gruppo Europa Verde ha presentato oggi un’interrogazione in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per chiedere alla Giunta regionale chiarimenti sull’osservanza del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza medicalmente assistita e sicura nelle strutture sanitarie della regione, considerando che in numerosi ospedali la percentuale di ginecologi e anestesisti obiettori di coscienza oscilla tra il 60% e il 100%. Alla luce di questi dati i Verdi hanno chiedono all’Assessore alla sanità come intenda garantire il rispetto del diritto delle donne sancito dalla Legge 194, una storica conquista del movimento italiano per i diritti delle donne.  Europa Verde ha chiesto anche l’accesso completo ai dati sulla presenza di obiettori (ginecologi, anestesisti e personale non medico) disaggregati per ogni singola azienda sanitaria, struttura ospedaliera e consultorio familiare autorizzati a svolgere l’IVG, come chiedono la campagna nazionale #datibenecomune e il gruppo di associazioni di donne in Emilia-Romagna (Casa delle donne di Parma, Casa delle donne di Ravenna, IpaziaLiberedonne, Non una di meno Ravenna, Mujeres Libres Bologna, Non Una di Meno Bologna, Non Una di Meno Modena, Non Una di Meno Piacenza) che di recente ha pubblicato la mappatura “Obiezione di Coscienza in Emilia-Romagna.” “Lo scorso novembre ho inviato una richiesta agli uffici regionali per conoscere i dati disaggregati aggiornati al 2021 relativi al numero delle dichiarazioni di obiezione/non obiezione di coscienza rilasciate (ai sensi dell’art.9 della legge 194/78) dai dipendenti in servizio nei reparti di Ginecologia e Ostetricia dei Presidi Ospedalieri, delle Aziende Sanitarie, dei distretti e nelle strutture consultoriali su tutto il territorio regionale – afferma Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde e vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna -. In risposta la Direzione generale Cura della persona, salute e welfare mi ha trasmesso solo alcuni dei dati richiesti e in forma aggregata assoluta e percentuale, anziché in forma disaggregata per struttura e azienda sanitaria, come avevo richiesto e come la pubblica amministrazione dovrebbe garantire seguendo le indicazioni del Codice dell’Amministrazione Digitale. Seppur parziali e incompleti, questi dati evidenziano un altissimo numero di obiettori di coscienza tra ginecologi e anestesisti in tutta la regione, delineando un contesto che rischia di pregiudicare l’accesso all’assistenza prevista per legge. Alla Ausl di Piacenza il 77% dei ginecologi è obiettore, nella Ausl di Ferrara il 69%, nella Azienda ospedaliera universitaria-Aou di Parma il 62,5%, nelle Aou di Modena e Ferrara il 52,9 %, nella Aou di Bologna il 47,5%, nelle Ausl Romagna e Parma in media il 43%. Per quanto riguarda gli anestesisti, nella Ausl di Piacenza il 61,5% è obiettore e nella Ausl di Parma lo è il 64,5%.”
A conferma di questo quadro preoccupante, la mappatura “Obiezione di Coscienza in Emilia-Romagna” descrive che nelle province di Bologna e Ferrara gli ospedali con le più alte percentuali di ginecologici obiettori sono il Sant’Orsola di Bologna, dove lo è il 71,05 %, e l’ospedale di Cento con il 66,7%. Nella provincia di Modena e nell’ospedale di Mirandola i ginecologici obiettori sono il 60%, nell’ospedale di Pavullo e di Sassuolo sono il 50%. In Romagna, nell’ospedale degli Infermi di Faenza sono il 66,7%, mentre gli anestesisti obiettori raggiungono il 76,92%. Nella provincia di Reggio Emilia la struttura ospedaliera di Guastalla ha il 100% di ginecologi obiettori mentre quella di Castelnuovo né Monti ha il 100% di anestesisti obiettori.

“La risposta all’interrogazione che ho ricevuto oggi dall’Assessore Raffaele Donini mi ha lasciata soddisfatta per il suo impegno a fornire i dati sugli obiettori di coscienza, dati che mi auguro quindi verranno resi accessibili a tutta la cittadinanza interessata in forma disaggregata per ogni struttura sanitaria che eroga la prestazione di interruzione volontaria di gravidanza. Per quanto riguarda la garanzia del servizio, conforta sapere che finora non ci sono stati casi in cui non è stata fornita la prestazione e che per il 90% delle richieste il tempo di attesa sia stato contenuto entro 15 giorni. Ho ritenuto importante tornare su questo tema delicato e psicologicamente complesso in occasione della giornata internazionale della donna visto che la legge 194 è una conquista storica del movimento delle donne in Italia per garantire l’assistenza medica nelle strutture sanitarie pubbliche. Colgo l’occasione anche per ringraziare tutte le associazioni di donne che nella nostra regione continuano a monitorare questa situazione”, conclude la consigliera Zamboni.

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