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Il Giappone rappresenta una delle aree con maggiore pericolosità sismica delle Terra: il 20% dei terremoti che vi si verificano ha magnitudo 6.0 o maggiore. È attraverso esperienze dolorose che il paese del Sol Levante ha imparato le strategie per limitare i danni, gli infortuni e le morti. Le strategie non sono solamente incentrate sul miglioramento delle pratiche costruttive, ma anche su una rete di allerta precoce.

Questo sistema si basa sull’analisi lampo del sisma in via di sviluppo, che stabilisce la sua posizione e la forza. Gli avvisi vengono poi trasmessi via radio in modo da preavvisare la popolazione entro pochi secondi (circa 15!): 10 secondi sono sufficienti per proteggersi sotto un tavolo o aprire le porte di sicurezza.
Il 14 ed il 16 Aprile 2016 ci sono stati due terremoti rispettivamente di magnitudo 6.5 e 7.3 nelle prefetture di Kumamoto ed Oita, nel Kyushu. Il primo terremoto è avvenuto alle ore 21:26 mentre il secondo terremoto è avvenuto alle ore 01:25 della mattina, quando la popolazione stava dormendo. Negli ultimi 10 giorni ci sono state più di 850 eventi di assestamento. Millesettecento abitazioni sono state distrutte, più di 200.000 abitazioni sono senza elettricità e 380.000 case senza servizi idrici. Secondo le stime della prefettura, 91.760 persone hanno cercato rifugio nei 686 centri di accoglienza.
La maggior parte dei morti è stata causata da crolli di vecchie case nella città di Mashiki, circa 3.000 sono le persone ferite e 44.000 sfollati.

Fino a ora nel 2016 ci sono stati tre terremoti potentissimi (in ordine di magnitudo): Ecuador (16 aprile) con magnitudo 7.8 ed epicentro a 19.2 km, Kumamoto (15 aprile) con magnitudo 7.1 a 11 km e Taiwan (6 febbraio) con magnitudo 6.4 con epicentro a 23 km (fonte en.wikipedia).
Confrontando i decessi a seguito del terremoto, la triste classifica vede in testa l’Ecuador con 655 morti, poi Taiwan con 117 morti ed infine Kumamoto con 39 morti. Tuttavia, il terremoto con epicentro più superficiale, e quindi con onde sismiche più energetiche e deleterie per i fabbricati, è proprio quello di Kumamoto (a 11 km). È purtroppo molto semplice comprendere che, benché il Giappone sia ad elevatissimo rischio sismico, il sistema di allarme precoce e lo stile costruttivo degli edifici hanno ridotto notevolmente l’impatto sulla popolazione di importanti eventi sismici.

Il ricordo dei danni creati dal terremoto dell’Emilia del 2012 (magnitudo 5.86) è già passato: è già diventata memoria, benché le evidenze non siano cambiate. Gli stucchi hanno coperto le crepe, ma non hanno risolto l’inadeguatezza del metodo costruttivo delle nuove costruzioni, la messa in sicurezza di quelle recenti e la tutela di quelle antiche. Comprendo le problematiche politiche per ottenere fondi speciali per mettere in sicurezza il patrimonio artistico. Non capisco invece perché già da ora non si costruisca con regole anti-sismiche e le si applichino agli edifici pubblici in essere (le scuole).

A quando un sistema di allarme precoce almeno negli ospedali, nelle scuole e nei supermercati?
A quando un sistema che invii ai cellulari l’allarme sismico?

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Davide Bassi

È Professore di Paleontologia e Paleoecologia presso il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Ferrara. Amando l’Arte si occupa di paleoecologia e sistematica delle comunità bentoniche fossili del Giurassico e del Cenozoico. La ricerca scientifica universitaria e l’Arte lo hanno indirizzato verso il Giappone dove è stato visiting professor presso il Tohoku University Museum (Institute of Geology and Paleontology, Graduate School of Science) e l’Università di Nagoya.


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