Allarme del garante della privacy: il Grande Fratello 2.0 esiste
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A quanto pare non avevo tutti i torti a sollevare con ‘L’abito digitale del neocapitalismo’ del 29 aprile scorso [leggi qui] il problema di quanto siamo spiati sul web. Il Garante della privacy Antonello Soro non ha usato mezzi termini nel presentare la relazione annuale per il 2016 dell’Authority: “Un numero esiguo di aziende, i monopolisti del web, possiede un patrimonio di conoscenza gigantesco – ha sottolineato – e dispone di tutti i mezzi per indirizzare la propria influenza verso ciascuno di noi, con la conseguenza che un numero sempre più grande di persone potrà subire condizionamenti decisivi”.
Beh, dunque i Grandi Fratelli ci sono, eccome, e non è sufficiente che ciascuno di noi stia più attento quando usa il pc. Ci vuol altro.
L’Autorità garante ha obbligato Google a rendere conforme il trattamento dei dati degli utenti alla normativa italiana, impegno rispettato nel 2016. A Facebook, il Garante ha imposto di bloccare i falsi profili e di assicurare maggiore trasparenza e più controllo agli utenti. Sono alcuni passi nella giusta direzione, ma ne servono molti altri. Abbiamo a che fare con chi sa benissimo che, spiandoci, può più facilmente condizionarci. L’uso distorto del web sta diventando molto pericoloso: pensiamo all’esplosione delle fake news.
La strategia da adottare contro questi fenomeni è, come si diceva tempo addietro con il gergo politichese, ‘complessa e articolata’, ma non per questo dev’essere poco energica e scarsamente incisiva. Al rispetto della democrazia e della dignità di ognuno va associata una normazione civile e penale, nazionale e comunitaria, adeguata a impedire abusi; ma prima ancora occorre una gigantesca opera di educazione civica nella società digitale, partendo dalla scuola. Oltre, ovviamente, a una ben maggiore responsabilità di chi veicola nella Rete notizie e informazioni.
Soro ha parlato poi di preoccupante aumento della pedopornografia rispetto al 2015: due milioni le immagini censite l’anno scorso, il doppio nei confronti dell’anno precedente in particolare nel ‘dark web’, lo spazio oscuro in cui per esempio si vendono armi come noccioline. Ha messo così in luce un tristissimo fenomeno in gran parte causato, affermano recenti ricerche, dall’utilizzo dei social networks da parte di genitori incolpevoli, ma incauti, che postano a mani basse immagini dei loro figli. Uno stato di cose che ancor più evidenzia il nostro analfabetismo digitale, oltre che la nostra grande vulnerabilità.
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Franco Stefani
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