Da tempo avevo deciso di non occuparmi più della zona Gad a Ferrara. Purtroppo però non sono riuscito a mantenere la promessa, vuoi per la troppa curiosità che questo quartiere mi suscita vuoi per i motivi di lavoro, che mi hanno portato alla conferenza organizzata in collaborazione da Gad sicura e Insorgenti. Prima di entrare però nel vivo della discussione spiegherò, per chi non lo sapesse, chi sono queste due associazioni.
La prima, Gad sicura, è un’associazione apartitica la quale ha come fine, lo si evince subito, quello della sicurezza nella zona Giardino-Arianuova-Doro. Ha all’attivo svariate manifestazioni nella zona e conta su un gruppo facebook nutrito dove si svolgono discussioni e scambio di informazioni.
L’altra associazione, Insorgenti, dice sul proprio sito per spiegare le proprie finalità: “Ieri come oggi gli italiani insorsero contro un regime straniero, opprimente e devastante per le popolazioni, per la loro cultura, le tradizioni, l’economia e la libertà di opinione e di pensiero. In quei tempi il nemico era la Francia giacobina e rivoluzionaria, che imponeva con la forza delle armi le sue utopie sanguinarie e dissolutrici di valori, oggi lo è l’Europa massonica, altrettanto giacobina e usurocratica dei banchieri e dei burocrati di Bruxelles che impongono la loro dittatura con l’arma della moneta, l’Euro, che ha ridotto in povertà milioni di persone arricchendo la casta elitaria al potere.“
Entrambe, quindi, unite dal filo conduttore del riappropriarsi di un territorio che si sente tolto, usurpato, e che quindi andrebbe riconquistato.
Nella conferenza, organizzata alcuni giorni fa, si è discusso di un esposto, corredato da 700 firme di residenti, che sarebbe stato consegnato a varie istituzioni nel quale si chiedeva in sostanza che il regolamento di Polizia Urbana di Ferrara venisse applicato.
In questo testo (leggi qui), approvato nel 2017, si legge che il regolamento “[…] disciplina i comportamenti e le attività comunque influenti sulla vita delle comunità cittadine, al fine di salvaguardare la convivenza civile, la sicurezza dei cittadini e la più ampia fruibilità dei beni comuni. […]”. E ancora che “La Polizia Urbana, a presidio del civile consorzio locale, attende alla tutela di un ordinato e decoroso svolgimento della vita cittadina, contribuendo alla sicurezza e alla tranquillità della popolazione, al buon andamento della vita sociale, educando alla convivenza e alla tolleranza, al rispetto degli individui e delle cose sia pubbliche che private mediante azioni volte a diffondere la cultura della legalità e lo sviluppo di una coscienza civile. Essa consta delle misure dirette ad assicurare la nettezza e il decoro dell’abitato cittadino, la quiete pubblica e privata, la tutela del demanio comunale, nonché ad evitare danni o pregiudizi che possono essere arrecati ai soggetti e alle cose, nello svolgimento di attività relative alle materie nelle quali vengono esercitate le competenze comunali, anche delegate dallo Stato e dalla Regione Emilia Romagna”.
Come si può capire dai primi due commi dell’articolo uno di questo regolamento, queste norme servono a mantenere la civile convivenza e il decoro in città. Ci sono un totale di 55 articoli, ma quelli sottolineati durante la conferenza dalle due associazioni sono principalmente l’articolo 21, il 22, 23, 26, 27, 28, 30 e 33. Molto importanti sono gli ultimi due dei quali riporto parte del testo. Articolo 30 comma 1: “È vietato qualsiasi comportamento che limiti o pregiudichi la libera fruizione degli spazi collettivi, che ne causi il danneggiamento, che comprometta l’igiene del suolo e dell’ambiente”. Il 33 recita: “Nei viali, nei giardini, nei parchi pubblici, negli spazi verdi cittadini, compresa l’area dell’Ippodromo comunale, è vietato: a) recare qualsiasi incomodo o molestia alle persone che frequentano tali luoghi”.
Anche gli altri citati naturalmente sono stati selezionati dai curatori della giornata per far capire una questione fondamentale a parer loro: al Gad il problema esiste e può essere affrontato anche soltanto mettendo in opera un regolamento esistente e approvato dalla Giunta comunale che amministra ancora oggi il Comune di Ferrara.
Qui dovrebbe aprirsi una grandissima parentesi: qual è, o meglio, quali sono i problemi della zona Gad? Non basterebbero pagine intere di giornale per poterli riassumere, ma, secondo Insorgenti e Gad Sicura, all’incontro rappresentate da Raffaele Ferretti e Vittorio Bernardoni, i principali sono lo spaccio e la prostituzione a cielo aperto, la lotta tra bande, il degrado quasi totale, la mancanza di sicurezza e la relativa svalutazione degli immobili, alcuni dei quali ex attività commerciali, chiuse anche per questi motivi. Anche su chi sia la causa dei problemi ci sono pochi dubbi: le bande di nigeriani.
Le soluzioni, per Ferretti e Bernardoni, sono sostanzialmente tre: applicare il regolamento di Polizia Urbana, aumentare la vigilanza nella zona e il divieto di consumo di alcolici per le strade. Il tutto per tornare, a dire di tutti i presenti, a una situazione che fino a dieci anni fa era la regola: un quartiere sicuro, tra i più belli di Ferrara, e ad una vita tranquilla e decorosa. Proprio tra i presenti c’è anche chi racconta di aver subito aggressioni, chi ha paura a uscire la sera, chi per documentare ha dovuto fare i conti con delle vere e proprie minacce. Bernardoni ci tiene a sottolineare anche un altro punto fondamentale: “la Polizia municipale non fa quasi nulla verso chi spaccia o si prostituisce, ma posso dire che ha un particolare zelo nel multare i cittadini ferraresi residenti nella zona”. Tra i residenti intervenuti c’è anche il proprietario della tristemente famosa gelateria “La Siberiana”, anche lui ha lamentato il fatto che il suo locale sia stato ingiustamente chiuso. Particolare cura da parte dei relatori è stata riservata anche al linguaggio e al sottolineare come i giornalisti presenti, pur mantenendo la propria autonomia editoriale, non dovrebbero abbandonare dei cittadini che si sentono invece abbandonati dalle istituzioni.
Da tutto ciò si evince come la questione Gad sia tutt’altro che passata con le elezioni e sia, soprattutto, tutt’altro che sopravvalutata. Purtroppo però una seria discussione su quella zona non è stata ancora intavolata e non si capisce il perché. Passata questa conferenza sono rimaste domande in sospeso, questioni che meriterebbero di essere approfondite perché quello che si osserva al Gad più che una semplice emergenza sembra un progetto studiato a tavolino. Non si spiegherebbe altrimenti come la mafia Nigeriana, in pochi anni, si sia infiltrata in ampie zone della città, fino al centro, controllando il mercato dello spaccio e della prostituzione. Non si spiegherebbe come un quartiere rinomato stia subendo una decrescita dei prezzi, che potrebbe anche far pensare anche a possibili intromissioni per riciclaggio di denaro. Appare chiaro, infine, che il fenomeno ‘Nigeriani e Gad’ fa comodo a qualcuno, che vuole che l’opinione pubblica, i media e le forze dell’ordine siano impegnati a discutere e gestire un’emergenza quasi ‘voluta’, una situazione ricercata, un qualcosa che, riflettendoci, fa apparire gli spacciatori del Gad come la punta di un iceberg molto più profondo e vasto. Questo è solo l’inizio, le elezioni sono alle porte, e vedremo come sia i politici, sia gli amministratori sapranno approcciarsi agli abitanti di queste zone. Sarà un anno di promesse. Un anno di accuse. Un anno di risposte non date. Sarà un anno di Gad.
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Jonatas Di Sabato
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