ALTRI SGUARDI
Alba, dolce e creativa alba
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La brezza all’alba ha segreti da dirti. Non tornare a dormire. (Rumi)
Ferrara è bella questa mattina, particolarmente bella. Si risveglia in un’alba avvolta di rosa, quasi petali leggeri cadessero dal cielo, una lacrima di un giovane angelo commosso davanti a tanta bellezza. Sembra una bella addormentata distesa su petali lilla che dolcemente apre gli occhi dopo un lungo sonno. Forse Lucrezia sta vegliando sulla città, con la sua divina eleganza. Forse Ercole si compiace della leggerezza dei passi sui ciottoli di una delle vie più misteriose e avvolgenti d’Europa, che come per magia (e che onore) porta proprio il suo nome. Magari Borso guarda all’ingiù, compiaciuto di tante stradine brulicanti di musica, di poesia e di pensieri, di voltini antichi che avvolgono i turisti, di piccioni che zampettano alla ricerca di bambini che ormai non danno più loro alcun chicco croccante di granoturco. Certo che stamane Ferrara è davvero bella.
Dalla bianca tenda ricamata si intravvedono i tetti addormentati, le nuvole si confondono con quei ricami leziosi e preziosi, preziose esse proprio come loro. In un lungo abbraccio senza fine, quei pizzi e quel cielo rosato si perdono all’orizzonte. Quasi si confondono. Si avvicina la primavera, i peschi sono già in fiore, rosa anch’essi, l’erba spunta irrispettosa e cristallina fra le pietre antiche. Il campanile della cattedrale, alto, elegante e meravigliosamente diritto, saluta il cielo, come ogni mattina, nebbia o non nebbia, sole o pioggia, vento o sereno, da lontano mi da il benvenuto. Ancora, sempre, ogni volta che rientro. Immancabile, puntale, sicuro, certo. Rosa. Sempre. Il solito piccione curioso si affaccia sul davanzale di marmo, sembra aver dimenticato le poche lucciole che ieri sera cercavano spazio. Il rumore dei vetri svuotati dai cassonetti sembra un tintinnio lontano, non da fastidio, in fondo è una sveglia allegra dopo una notte baldanzosa che, nella via, ha salutato amici che se ne tornano a casa. Dopo una bella e profumata birra artigianale e qualche spensierata chiacchiera in più. Gioia, poca noia. Aromi.
Tutto profuma di rosa. Il cielo, il letto, le lenzuola, il divano, la camicia da notte, il balcone. Tutto sa di bello, tutto sa di felicità. Sono io o questo cielo? Magari lo siamo insieme, felici. L’ultimo lampione si è appena spento, piano piano, lasciando spazio alla luce del sole. Ora lui non serve più, almeno fino a un’altra notte, quella che, preceduta da un altrettanto splendido tramonto rosa, lascerà spazio ai sogni. Buongiorno Este, buongiorno città che necessiti di una piccola sveglia, buongiorno storia, anche la mia.
Che il rosa vi avvolga.
Fotografie di Simonetta Sandri

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Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani