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da: Ufficio Stampa Lega Nord Emilia-Romagna

Dopo il punto nascite al Delta, scricchiola la piccola chirurgia a Cona, Alan Fabbri (LN): il modello sanitario ferrarese fa acqua da tutte le parti

«Ci si vanta di una sanità che presenta, invece, molte ombre. Mentre accanto a noi esiste una realtà come il Veneto dove (secondo dati diffusi da Il Sole 24 Ore; ndr) in 72 strutture – tra case di cura, ospedali, presidi – si registrano numeri di assoluta eccellenza. Bisognerebbe imparare da altre esperienze più virtuose.» Va giù duro, il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri. Soprattutto perché, dopo mesi in cui il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha girato tutte le nove provincie per vantarsi di una sanità che ha saputo ridurre i tempi di attesa, ora tutti i nodi stanno venendo al pettine. Ultimo dei quali, il rinvio degli interventi chirurgici programmati e non urgenti. «Una cosa che abbiamo visto ripetersi altrove, anche a Forlì. Dove è bastata un’epidemia di influenza fuori stagione, per mandare in tilt un intero ospedale. Adesso, per il boom di ricoveri a Cona, assistiamo allo stesso scenario», osserva Fabbri. Chiamato in causa dalla Ln in Assemblea legislativa, l’assessore regionale alla Sanità, Sergio Venturi, aveva liquidato la querelle asserendo che tutte le strutture sanitarie più moderne, in chiave organizzativa, adottano come soluzione di fare slittare gli interventi programmati. «Si procede sempre con interventi tampone, in sottrazione di servizi – dice Fabbri – ma se anche un’associazione di categoria come l’Anaao ha chiamato in causa l’Ispettorato del lavoro, per quanto attiene il rispetto dei turni in corsia, ed i medici si trovano a svolgere moltissime ore di lavoro extra, non retribuite, per far funzionare l’ospedale, evidentemente qualcosa non va.» Vale per Cona, come per l’ospedale del Delta, dove, non più tardi di due giorni fa, i vari sindaci del territorio (Lagosanto, Comacchio, Codigoro, Mesola e Goro; ndr) lamentavano la poca chiarezza nella programmazione e riorganizzazione sociosanitaria della struttura. Senza contare il depotenziamento dei reparti di gastroenterologia, emodinamica, ambulatorio pediatrico ad accesso diretto, fino all’annunciata chiusura della maternità. Per non parlare del sovraccarico di lavoro per gli operatori. «In tutto questo – tira le somme Fabbri – vediamo un’organizzazione sociosanitaria provinciale che fa acqua da tutte le parti, dai piccoli presidi, agli ospedali per acuti.»

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