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Da: Elettorale Lega Nord

“La fusione di Fer con Rete Ferroviaria Italiana non è obbligatoria e non va data per scontata. E’ dovere della Regione valutarla sotto ogni aspetto perché potrebbe rivelarsi un boomerang. I costi a carico dell’ente andrebbero ad aumentare mentre gli investimenti e le migliorie sulle linee, soprattutto quelle utilizzate dai pendolari, sono tutt’altro che garantiti. Inoltre cancellare un servizio regionale, in un settore strategico, proprio oggi che finalmente si ragiona di autonomia regionale è contraddittorio e probabilmente frutto di logiche vecchie, che potrebbero portare più svantaggi che altro. Due esempi? La linea Ferrara-Codigoro, che andrebbe immediatamente elettrificata, finirebbe invece inesorabilmente per essere soppressa inoltre, a Ferrara, verrebbe a mancare la sede legale di Fer che porta alla città un valore aggiunto in termini di rappresentanza e potenziale sviluppo”.
Così Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Regione Emilia Romagna e candidato a sindaco di Ferrara per il centrodestra, intereviene nel dibattito sulla fusione tra Fer e Rfi.
“E’ sgradevole assistere al solito teatrino di un Pd che per giustificare scelte maldestre parla di obblighi che non esistono”, specifica Fabbri. “Innanzitutto l’assessore Donini sa benissimo che il decreto legge a cui fa riferimento, prevede semplicemente che ‘le Regioni possano (e non debbano obbligatoriamente) concludere accordi per il subentro nella gestione a favore di Rfi’ e che, quindi, non esiste alcun obbligo normativo che lo impone”. Inoltre “da quando è nata, Fer risulta una società stabile, con bilanci in pareggio, per la quale una eventuale fusione potrebbe comportare conseguenze negative, più che positive”.
Per esempio “non è previsto alcun investimento da parte di Rfi sulle linee regionali, se non un semplice elenco di tratte che potrebbero, un giorno non specificato, essere oggetto di migliorie”, da cui peraltro sono escluse diverse linee fondamentali per i pendolari (Ferrara Codigoro, Modena Sassuolo e Reggio Emilia-Ciano d’Enza quindi destinate alla dismissione) “e non è certo una garanzia sufficiente per fare un passo importante come una fusione”.
Altra criticità riguarda i costi che “per la Regione, finirebbero per raddoppiare visto il maggior costo per ogni chilometro lineare gestito da Rfi, che per la manutenzione fa riferimento ad un oneroso contratto di servizio a cui l’ente dovrebbe comunque contribuire”. Per Fabbri “anche in virtù di questo aspetto economico, proprio mentre la nostra Regione sembra puntare verso l’autonomia, risulta contraddittoria l’idea di cedere un servizio tanto strategico”.
Per Ferrara poi “si tratterebbe di una doppia perdita: nessuna garanzia su una linea molto importante per i pendolari e la chiusura o il ridimensionamento della sede legale di Fer, che attualmente si trova in città, con la conseguente perdita della possibilità di giocare un ruolo di primo piano”.
Per questo “nelle prossime ore verrà depositata una interrogazione sul tema, per chiedere chiarimenti alla Regione”, conclude Fabbri.

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