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L’archetipo del posto fisso e delle sedici mensilità è crollato. Persino il bancario può finire la sua carriera da esodato. Alfio Leotta, bancario e vignettista, racconta per immagini dall’assunzione all’ultimo giorno di lavoro in Una vita da bancario, strisce comiche di vita creditizia, un ebook pubblicato da Festina Lente edizioni, 2014.
Alfio Leotta, che si firma Fleo, è marchigiano e dagli anni settanta coltiva la passione per il disegno umoristico partecipando a numerose rassegne sia in Italia sia all’estero e collaborando con Corrado Tedeschi editore.
Alfio Leotta, anzi Fleo, da un lavoro sicuro all’uscita di scena prima del tempo, tutto può cambiare…
“È amareggiante avere acquisito, in anni di lavoro, competenze e professionalità che ora non servono più. Ero un funzionario di banca, ma un bel giorno costavo troppo e ho dovuto lasciare. È cambiato tutto così velocemente che non ho potuto riprogrammare le cose”.
Una vita da bancario è il racconto di una vita al lavoro e di una trasformazione del modo di lavorare a seguito della meccanizzazione. Possiamo leggerci anche le trasformazioni sociali degli ultimi trent’anni?
“Certamente. La meccanizzazione è il contrario dell’umanizzazione e l’uomo si deve adattare a un approccio automatizzato. Il cambiamento tecnologico all’interno della banca è lo specchio di un cambiamento della nostra società dove ci siamo fatti più individualisti, egocentrici e sostituibili”.
Il sottotitolo di Una vita da bancario, è strisce comiche di vita creditizia. L’umorismo per salvarsi?
“Sì e ne sono convinto. Umoriosmo e autoironia servono sempre e, in particolare, quando ti capita qualcosa che ti cambia la vita. Una vita da bancario non è la storia di un uomo dentro una banca, è la storia, nata da contesti reali e battute scambiate fra colleghi e clienti, di chi lavora in quell’ambiente, qualsiasi istituto di credito, insomma”.
Le prime vignette raccontano l’entusiamo di entrare a fare parte di una grande famiglia, di un gruppo che, poi, a un certo punto ti chiede il contratto di solidarietà e, per ridurre i costi, di diventare un esodato.
“Chi, come me, ha lavorato tanti anni in banca, è stato messo da parte e si è sentito inutile pur essendo ancora giovane e disponibile a restare al proprio posto. Questo distacco forzato dal nostro ruolo, durato decenni, lo abbiamo umanamente sentito, eccome”.
Ma l’orologio d’oro che avrebbero dovuto regalarle a fine carriera, è arrivato?
“L’orologio d’oro non è mai arrivato, era una bufala d’altri tempi e la carriera è finita prima del tempo…”
Le vignette conclusive dell’ebook riferiscono la visione che i bancari hanno della nuova banca. Quale sarebbe?
“Una specie di robot che rassicura il cliente dicendogli che avrà l’attenzione che merita e il massimo del calore umano”.

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Riccarda Dalbuoni

È addetto stampa del Comune di Occhiobello, laureata in Lettere classiche e in scienze della comunicazione all’Università di Ferrara, mamma di Elena.

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