Al Meis prosegue “Touch”, per far toccare con mano i volti della shoah
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Da ufficio stampa Fondazione MEIS
Ultima fermata: Auschwitz, ma anche Bologna e Portomaggiore. È dove furono strappati alla vita Albertina Bassani Magrini, Silvio Finzi, Silvio Magrini, Amelia Melli, Zaira Melli, Germana Ravenna, Marcello Ravenna, Lindo Saralvo, Maria Zamorani, Renato Castelfranchi. Dieci dei circa 150 ebrei ferraresi che, tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944, rimasero vittime dello sterminio nazista e ai quali il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS e l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Ferrara, dedicano l’installazione “TOUCH – Toccare alcune storie di cittadini ferraresi ebrei deportati”.
Allestita dai fotografi Piero Cavagna e Giulio Malfer presso la sede del Museo (Via Piangipane 81, a Ferrara), TOUCH coinvolge il pubblico in un’esperienza molto intensa, mettendolo letteralmente di fronte ai volti di alcune delle persone che la Shoah condannò a una morte atroce, chi nelle camere a gas, chi per dissenteria in un penitenziario, chi di freddo e stenti nei sotterranei di un convento.
A dare voce alle biografie protagoniste dell’installazione sono una narrazione testuale, che racconta in prima persona il vissuto dei dieci ebrei ferraresi, e le loro foto, ricoperte da uno strato di inchiostro termo-cromico nero, ma non per questo consegnate all’oblio, anzi: strofinando le superfici scure che nascondono le immagini, il calore delle dita dei visitatori le riporta alla luce, almeno temporaneamente.
TOUCH può essere visitata fino al 28 febbraio, a ingresso gratuito, nei seguenti orari: martedì-giovedì 10-13 e 15-17, venerdì 10-15 e domenica 10-18.
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