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È il 29 luglio, il giorno del mio compleanno, e al telegiornale sento: “Un terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito l’isola di Lombok”. Panico totale. A Lombok ho una sessantina di amici e mi precipito immediatamente a cercare di mettermi in contatto con ciascuno di loro.
Per i pochi che la conoscono, Lombok è solamente una delle oltre 17mila isole che compongono l’arcipelago indonesiano, per me invece è una seconda casa, una seconda famiglia, il mio angolo preferito di mondo.
È da quando avevo 7 anni che trascorro ogni estate in questa meravigliosa isola tropicale che, nel corso degli anni, è diventata sempre più meta turistica, insieme alla vicina Bali e alle splendide isole Gili.
Lombok è un piccolo tesoro immerso tra l’Oceano Indiano e quello Pacifico, caratterizzato da un’alternanza di spiagge bianche e nere, da un particolare lago creatosi all’interno di uno dei crateri del vulcano Rinjani (che rappresenta il punto più alto dell’isola), da infinite risaie e piantagioni di tabacco, cacao, caffè, soia e cotone.
O meglio, questo è ciò che Lombok era fino a qualche settimana fa.
Dopo il terremoto di magnitudo 6.4 del 29 luglio, ne sono seguiti altri due: quello di magnitudo 7 del 5 agosto e quello di forza 6.2 del 9 agosto.
La terra continua a tremare, le persone a morire, le case a crollare.
Quest’anno, per la 18^ volta nella mia vita, sarei dovuta andare a Lombok come ogni estate, ma i numerosissimi amici che ho sull’isola mi hanno pregata di non andare, con messaggi del tipo “sembra di essere in territorio di guerra; ti prego resta a casa, qui non è sicuro”, ma anche con messaggi di supplica del genere “abbiamo bisogno di aiuto, ti prego dacci una mano, che Dio ti benedica”.
Ho amici che hanno perso la loro casa e che ora, notte dopo notte, si rifugiano nelle tende, terrorizzati, facendo a turno per dormire, poiché i ladri rubano tutto ciò che trovano.
Ho amici senza un tetto sulla testa e amici in ospedale; Lombok è quasi tutta da ricostruire.
Questi terremoti hanno causato la morte di oltre 390 persone, ma si tratta di un numero destinato ad aumentare. Quando tra una scossa e l’altra le persone riescono a scavare tra le macerie, rischiano continuamente di trovare nuovi corpi privi di vita. Inoltre, specialmente nel nord dell’isola, le persone stanno iniziando a morire di fame.
A Lombok infatti c’è un disperato bisogno di cibo, acqua, vestiti, coperte, tende e medicine. Interi villaggi sono stati rasi al suolo, intere zone non sono altro che un cumulo di macerie, come Kerandangan, la zona in cui ho sempre soggiornato.
La popolazione locale resta impressa per la generosità che la caratterizza. Anche chi vive con poco è infatti sempre pronto a offrire al prossimo un cocco fresco o una manciata di noccioline. Quando passi davanti ai loro villaggi ti invitano ad entrare perché, per loro, è un onore avere degli stranieri in casa propria.
Chi è mai stato a Lombok sa che la gente locale ha costantemente il sorriso sulle labbra.
Ad oggi, famiglie intere, interi villaggi, hanno perso tutto, ma il sorriso, quello lo conservano ancora. Ho amici che mi hanno mandato video di ragazzi locali che cercano di far ridere le migliaia di bambini sotto shock; altri, quelli più fortunati, mettono a disposizione la loro casa per chi ha perso la propria. È meraviglioso, in questo terribile inferno, vedere come la popolazione locale, ma anche gli italiani che vivono sull’isola, si stanno aiutando l’uno con l’altro.
“Bhinneka Tunggal Ika” è il motto dell’Indonesia e significa sostanzialmente “uniti nelle diversità”, proprio perché il paese, seppur a stragrande maggioranza musulmana, accetta ogni altra fede religiosa.
Purtroppo però, gli aiuti locali non sono minimamente sufficienti; a Lombok hanno bisogno dell’aiuto degli altri paesi.
Lombok è un’isola che vive di turismo, ma tutti sappiamo che per anni nessuno la sceglierà come meta di vacanze. Ce l’ho hanno insegnato eventi come la bomba nella discoteca di Bali, lo tsunami del 2004 o il terrorismo dell’Egitto. Per questo ora la popolazione di Lombok ha bisogno di aiuto per rialzarsi.
Ogni anno quando torno in Italia, lascio metà del mio cuore in quest’isola meravigliosa che mi ha accolta come una figlia da quando avevo 7 anni.
Ora è il mio turno di fare qualcosa per lei.

Di seguito vi sono diversi modi per fare una donazione, qualunque contributo sarà di fondamentale importanza. Vi ringrazio, dal profondo del cuore.

https://www.gofundme.com/sos-lombok-aiutiamo-i-terremotati
Sito per la raccolta fondi per Lombok lanciata da Silvia Malacarne qui, e altro sito per dare sostegno alla popolazione qui 

 

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Silvia Malacarne



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